venerdì 26 settembre 2014

Non me la sento






Se ci lasciamo persuadere dal ‘non me la sento’, ‘non ce la faccio’, ‘non è possibile’, che le Sirene ci suggeriscono cantando da dietro gli scogli in direzione del nostro cuore, finiamo per ritirarci nella rinuncia, la rassegnazione, l’incapacità.

Magari siamo persino accolti e consolati dalla comprensione di chi ci sta vicino..

Inizialmente non vediamo che si tratta di una inarrestabile discesa e che non c’è arrivo in vista.

Prendiamo rifugio nell’ignoranza e non usciamo più da questa tana perchè ci sono sempre più cose e situazioni che ci fanno paura e di fronte alle quali alziamo le mani, mentre i risparmi si assottigliano e non troviamo più le rendite su cui inconsciamente facevamo affidamento.

 

Dice Lama Gendün Rinpoche: “L’emozione corrispondente all’ignoranza è la paura, che include l’inclinazione a distogliere l’attenzione da ciò che è fastidioso e il desiderio di restare in stati di consapevolezza diminuita.”






venerdì 19 settembre 2014

Il lago d'autunno

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Immagine del Trasimeno di Hinnerk Brockmann, settembre 2014
 
 
 
 
 
 

 


 


Il traghetto fermo davanti

alla boa

 

Nella sospensione del movimento

c’è movimento

 

Nella immobilità c'è anche

presenza consapevole

in quello che è così com’è

non solo attesa

 

Sciogliersi di nodi

calmarsi delle onde

abbassarsi di spalle

 

Lago e cielo

la nebbia e il grigio

si affacciano sul cuore






sabato 13 settembre 2014

Mente e corpo





 

Quella persona cammina ma sta pensando a qualcosa che la trattiene e la piega da una parte, una indecisione, un rimpianto, una preoccupazione.

Un’altra parla e parla e cerca di spingere tutti dentro l’ambiente costruito dal suo monologo.

Le espressioni tirate del viso, il tono della voce, la postura rendono manifesti gli attaccamenti che ci caratterizzano.

Ecco l’importanza del rilassamento, che comprende la meditazione seduta e gli esercizi fisici.

 

Un ritiro meditativo può essere anche impegnativo, le sessioni dedicate agli esercizi fisici creano l’allegria e il buonumore, facilitano l’apprendimento e sdrammatizzano lo sforzo di restare fermi, e vigili, durante zazen.

Ma anche nella vita quotidiana, gli esercizi e piccole pause meditative, interrompono salutarmente la reiterazione e l’avvitamento nel pensiero cumulativo.

 

Gli esercizi li possiamo apprezzare e comprendere esclusivamente dall’interno, attuandoli, sentendoli  nel loro svolgersi, le resistenze, la circolazione di energie e l’impulso alla apertura e alla leggerezza nel corpo e nella mente.

Con le parole possiamo solo dire che gli esercizi fisici ci aiutano a contattare il complesso e sofisticato organismo che siamo.

 

L’essere umano ha bisogno fin dalla nascita di aria, di spazio, con la pratica capiamo quanto sia deleterio e autolesionistico il rinchiudersi in qualunque tipo di concettualizzazione o di abitudine fissa che hanno sempre il loro corrispettivo nell’indurimento del corpo.

Impariamo ad apprezzare l’aria e l’aperto, il mantenere i piedi per terra senza incatenarci alla terra, guardiamo da diversi punti di vista e impariamo a dialogare con il movimento.

 

Esercitandoci  non vogliamo tanto entrare in forme che magari ci appaiono belle, eleganti, suggestive, quanto stare nel flusso del cambiamento, e provare “come è”, “cosa si sente”, lasciando andare con una espirazione l’attaccamento a questo o a quello, ci muoviamo dall’acquisitivo e dall’avverso alla accettazione così com’è del momento presente.