mercoledì 29 aprile 2015

Invulnerabilità e resilienza






«Noi cresciamo più rapidamente  -osserva il maestro tibetano contemporaneo Traleg Kyabgon- se siamo disponibili a lavorare con le difficoltà piuttosto che a fuggirle. Gli insegnamenti del lojong ci mostrano che, se ci induriamo a causa della sofferenza, noi semplicemente aumentiamo il peso della sofferenza e diventiamo ancora più vulnerabili all'irritazione o alla rabbia proveniente dagli altri... Invece, contrariamente ai nostri istinti, è con l'essere più aperti sia agli altri sia a noi stessi che diventiamo più forti e più resilienti.»
E su questo punto Anna Oliverio Ferraris scrive: «La persona invulnerabile così come la immaginiamo, è una specie di Superman: un semidio con doti speciali fin dalla nascita. La persona resiliente, invece, lo diventa nel corso di un processo di crescita, passo dopo passo, in funzione delle esperienze e degli incontri che fa, delle paure e delle frustrazioni che riesce a superare, dei risultati che ottiene, dell’amore che riesce a ricevere e a dare... della capacità di mantenere viva la fiducia in sé stessa.»

cit. di Corrado Pensa in SATI, n.1, 2015





mercoledì 22 aprile 2015

Pozzanghera

 
 
 
 
 
 
 
 
 



Puddle, pozzanghera: nessuna prospettiva fissa, rami di pino nuotano in acqua e in cielo, tronco interrotto da sottile istmo di terra, impronta di piede e gomme d'auto su zolle di fango, cime con grappoli carichi di aghi..

L'immagine di M.C.Escher ricorda la definizione di "strada di mezzo" enunciata da Pema Chodron: "uno stato mentale aperto che può rilassarsi con il paradosso e l'ambiguità.."






martedì 14 aprile 2015

Io sono qui









“Com’è possibile praticare zazen? Solo quando accetti te stesso e sai davvero di esistere qui e ora. Non puoi scappare da te stesso. Questo è il fatto fondamentale, quell’ “Io sono qui” ”

Shunryu Suzuki, da Mente Zen Mente del Principiante








 

lunedì 6 aprile 2015

La grazia della consapevolezza.Una lettera




Carissima,

questa mattina mi sono svegliato graziato dalla consapevolezza di quello che facevo, preparare il caffè, riscaldare il latte, mettere lo yogurth in tavola, sorridere a chi incontravo nel corso di queste occupazioni, attento ai movimenti della mente, i pensieri passeggeri, i pensieri che si ripresentano, fino al momento in cui, avendo salutato chi stava per uscire, mi sedevo sul cuscino per la meditazione seduta.

Grazie a questo mi sono trovato nello stato d'animo più propizio per scriverti poche righe che ti possano accompagnare nella tua giornata.

E che iniziano con la condivisione di una semplice  riflessione. Come esseri umani siamo esposti a tante traversìe e a tante gioie, è mia persuasione che tutto quello che ci può capitare può essere vissuto in maniera più leggera e tranquilla se ne siamo consapevoli. Se riusciamo a mantener viva la luce della consapevolezza, e la fiducia in essa, attraverso il tumulto e i mutamenti, se ci ricongiungiamo con la sensazione di esserci, così come siamo, questa consapevolezza ci assiste e ci protegge.

Certo, occorre seguirla e averne cura, talvolta arriva come una grazia, una ispirazione che porta calma e presenza in quello che facciamo, e sempre si giova della pratica.

C'è una radice comune tra il primo moto dell'attenzione, da cui nasce la consapevolezza, e l'amore inteso come benevolenza, disposizione al bene, essere e muoversi nel mondo con tranquillità, con ispirazione, qui e ora, momento dopo momento.

Trova, troviamo, questa radice, affidiamoci con fiducia alla consapevolezza. E diamole lo spazio e l'apertura che merita.