mercoledì 29 luglio 2015

Il pennello e la carriola






Ridere di noi stessi, delle situazioni in cui ci siamo cacciati, ridere delle nostre illusioni, ridere delle costruzioni intellettuali e degli stati mentali in cui ci ingarbugliamo è molto salutare.

Un pomeriggio assolato John, il giovane aiutante, mi aveva chiesto un pennello per dare della cera liquida a una porta e mi seguiva verso il laboratorio dove andavo a cercarlo, il mio sguardo cadde sulla carriola e gli chiesi di prenderla.

Fosse il caldo, fosse la stanchezza, fosse una sensazione acuta di vulnerabilità, non era necessario approfondire le cause: in quel momento mi ha colpito nella mia voce immediatamente e senza dubbi una inconfondibile nota di scontentezza.

Al sorgere della consapevolezza ha fatto seguito la pratica dello humour. Ho espirato e porgendo il pennello ho detto: "La carriola è per riportare il pennello..."

Il ragazzo dopo un attimo di perplessità è scoppiato a ridere e anche l'inizio di malumore è sparito.

Cominciamo con il ridere e il sorridere più spesso quando facciamo cose che ci piacciono e poi allarghiamo la pratica anche alle circostanze più ostiche e spiacevoli.

E’ essenziale ridere e sorridere almeno tre volte al giorno e riconoscere in questo una buona medicina e una ricchezza!
 
Talvolta lo humour, la risata, il sorriso, il respiro segnalano che siamo consapevoli del sorgere di un condizionamento e disponibili alla sua risoluzione.







martedì 21 luglio 2015

Dhrupad








a  Fariddudin Dagar

 

 

in quella sera indiana

grazie al negro destriero

mi fu in un lampo chiaro

cosa abbiamo perduto

e cosa non abbiamo neanche

immaginato

 

il prodotto di massa confezionato

in clinica misura per il palato

strenuamente educato splendeva

sugli scaffali del supermercato

una esemplare punizione

ma per un modico prezzo

 

su quello specchio riconobbi

i miei sforzi

l’arrampicaggio

poveri esercizi di recluso

e una umiltà incondizionata

mi portò delizioso sollievo

 

di Michele Colafato, da Mutuazioni e sconnivenze, Il labirinto
 
 
 
 
 
 
 
 

mercoledì 15 luglio 2015

Il falco, la quaglia e il territorio ancestrale







Una di queste mattine, dopo un primo passo in internet tra le suggestioni, i divertimenti, le varie offerte dal mondo dei sensi e gli spot dell’infinito intrattenimento, mi sono fermato, e ho scelto di occuparmi di quelle cose che comportano impegno e presenza mentale, le cose che rappresentano la mia occupazione, la mia realtà e gli “affari miei”: riprendere il filo di un discorso, organizzare un lavoro, entrare senza frapporre indugi nella mia pratica.

Questo ha riportato alla memoria l’insegnamento del Buddha nel Sutta del falco: finchè la quaglia vaga fuori dal proprio «territorio ancestrale» non può non essere preda del falco; fin quando resta nel proprio territorio, identificato in un “campo arato di recente”, potrà rifugiarsi dietro la zolla contro la quale si infrange l’attacco dello sparviero, pur con tutta la sua forza, velocità e sicurezza di sé.

Fuori dal «territorio ancestrale», ci attendono, sempre accessibili, le consuete novità mondane, dall’apparenza vaga, seduttrice, incantevole, e la canzone che cantano è la stessa: divertiti, divertiti, dormi, dormi...

Il «territorio ancestrale» lo vedo proprio come il mio laboratorio, in cui presto attenzione e fiduciosa sollecitudine, adopero l’ingegno e i mezzi abili adatti all’attività specifica, lasciando andare le divagazioni e quel che non mi riguarda.

mercoledì 8 luglio 2015

Raddrizzare la schiena








Quali che siano le occasioni, da un rifiuto che ferisce la nostra auto-stima a una malattia che ci fa sentire più fragili, possiamo scivolare in una “posizione di ripiego” segnata da passività, pigrizia, sedentarietà, assuefazioni, dipendenze, per non dire delle delusioni preventive, accompagnate dall’eterno ritornello del “non ne vale la pena...”

Non deve stupirci che allora paure, supposizioni da “scenario peggiore” e preoccupazioni croniche divengano presenze fisse del nostro orizzonte mentale.

Probabilmente legittimano la posizione di ripiego,  e sono parte integrante del modello che ne emerge.

Quando abbiamo questo "insight" non ci resta che espirare e raddrizzare la schiena.