venerdì 25 settembre 2015

Se l'ami abbastanza




Miti di tutto il mondo dicono di uomini e donne in cerca dell’elisir che protegga dalla sofferenza. La risposta del buddhismo è la consapevolezza. Come funziona la consapevolezza? Lasciatemi illustrare con una storia che divenne la base per il film del 1988 “Gorilla nella nebbia”. Il film racconta di Dian Fossey, una coraggiosa biologa ricercatrice sul campo che riuscì a farsi amica una tribù di gorilla. Fossey era andata in Africa sulle orme del suo mentore George Shaller, un famoso biologo dei primati che era ritornato dalla foresta con informazioni sulla vita dei gorilla più profonde e cogenti di qualsiasi altro scienziato prima di lui. Quando i suoi colleghi gli domandarono come era riuscito ad apprendere dettagli così rimarchevoli circa la struttura tribale, la vita familiare e le abitudini dei gorilla, egli l’attribuì a una semplice cosa: non portava con sé un fucile.
Precedenti generazioni di biologi erano entrati nel territorio di questi grandi animali presupponendo che fossero pericolosi. Così gli scienziati venivano con uno spirito aggressivo, con grandi fucili in mano. I gorilla potevano sentire il pericolo intorno a questi uomini con i fucili spianati e se ne tenevano a lunga distanza. Al contrario, Shaller -e più tardi la sua studentessa Dian Fossey- entrarono nel loro territorio senza armi. Dovevano muoversi lentamente, con gentilezza, e soprattutto con rispetto nei confronti di queste creature. E, col tempo, sentendo la benevolenza di questi umani, i gorilla gli permisero di venire proprio in mezzo a loro e imparare i loro modi. Sedendo immobile, ora dopo ora, con sollecita, paziente attenzione, Fossey finalmente capì quello che vedeva. Come spiegò il saggio afro-americano George Washington Carver: “Qualunque cosa rilascerà i suoi segreti se l’ami abbastanza.”

Jack Kornfield







venerdì 18 settembre 2015

Attraversamento di confini





L’attraversamento di confini interni segnalato da una battuta giocosa o ironica, un motto di spirito, un sorriso, un’espressione o un comportamento inaspettato, in primo luogo per il suo autore, è sempre liberatorio e salutare perché implica la "sconnivenza" pacifica e non violenta delle regole del gioco auto-imposto, per convinzione, per assuefazione o per comodità: inclinazioni che hanno spesso a che fare con l’avidità, la rabbia, specie soppressa, e la delusione.






venerdì 11 settembre 2015

Consapevolezza e Pace Interiore





Il non restare attaccati al fastidio e all’irritazione è un chiaro sintomo di pace interiore (vedi su questo blog il post del 14/09/2013).    


Ad esempio sediamo in meditazione e non avendo spento il cellulare  -magari perché riteniamo che nessuno debba osare disturbarci, in quanto non è stato autorizzato- siamo costretti a interrompere la seduta e rispondere. Ammettiamo che il punto di partenza dello spiacevole evento è un torreggiante e minaccioso senso dell’io che crede nella propria importanza e considera sacra la propria agenda. Dal call center ci assaltano con una speciale offerta e noi, a difesa della nostra pace interiore, abbiamo uno scatto di aggressività, magari si tratta della stessa offerta che da un altro call center ci hanno proposto soltanto ieri sera. Diverso sarebbe se la telefonata fosse di congratulazioni e di rallegramenti per i post che appaiono su questo blog...


Ritornando a sedere ci rendiamo conto -ed è un segnale positivo, di consapevolezza- che il fastidio si è trasformato in resistenza a stare nel momento e nell’esperienza del momento e ci ritroviamo a rimuginare su quanto è accaduto, così  da ritrovarci ben presto impigliati nei più assurdi pensieri, naturalmente negativi, di tipo sociale, politico, culturale, e personale, che mettono in moto associazioni di altri pensieri, ricordi e sensazioni, tendenzialmente ossessivi e paranoici.
Tutto questo è attaccamento e frutto dell’attaccamento.


Quando invece lasciamo andare il fastidio e non ci impantaniamo nel conflitto la porta è aperta per ritornare senza strattoni e con gentilezza alla originaria intenzione di pratica e capire che non è poi così impossibile seguire la corrente e gioire momento per momento del cammino.




venerdì 4 settembre 2015

All'aperto







Una poesia di Tomas Tranströmer (Stoccolma, 15 aprile 1931- 20 marzo 2015) ricorda l’atmosfera della pratica meditativa. Il silenzio, il bosco delle sensazioni, il risvegliarsi dell’attenzione, la disponibilità o indisponibilità a riconoscere la realtà della nostra esperienza, la scoperta di appena accennati rumori, gli indizi di una realtà misteriosa e più vasta del piccolo io rispetto alla quale possiamo chiuderci nelle strette della paura e nell’ansia oppure aprirci all’ascolto, considerando ogni momento nuovo e inedito.

 

All’aperto

Entra! In questa stagione il bosco

è silenziosi locali abbandonati.

Solo rumore di battiti come se qualcuno

spostasse piano i rami con una pinzetta.

O un cardine che cigola

in un grosso tronco.

dalla raccolta Poesia dal silenzio, Crocetti editore, trad. di Maria Cristina Lombardi