sabato 31 ottobre 2015

Sulla stessa lunghezza d'onda...





Come avvertivo nel post “Il pennello e la carriola” (29 luglio 2015) ridere di noi stessi, delle situazioni in cui ci cacciamo, delle nostre illusioni, o presunzioni, ridere delle costruzioni intellettuali e degli stati mentali in cui ci ingarbugliamo è sempre salutare.

Talvolta lo humour, la risata, il sorriso segnalano che siamo consapevoli del sorgere di un condizionamento e disponibili a guardarlo.

Quando ci sentiamo in bilico e pericolosamente inclini a cedere a uno stato d’animo negativo ricorriamo con fiducia a una barzelletta non volgare, a una battuta, magari chiedendo comprensione e amorevole benevolenza ai presenti più giovani...

“Sono sposato da 46 anni e mia moglie e io siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Per esempio nello stesso momento in cui ho ottenuto un apparecchio acustico, lei ha smesso di borbottare”.


E’ con questa barzelletta, come riporta Pagine Ebraiche del 9 ottobre scorso, che il rabbino americano Bob Alper, noto come the funny rabbi, ha fatto ridere Bergoglio guadagnandosi il titolo di... “consigliere di battute umoristiche” del papa e vincendo la somma di diecimila dollari che ha devoluto in beneficenza alla costruzione di case per senzatetto in Etiopia.




venerdì 23 ottobre 2015

Amo gli occhi tuoi, amica mia









Martyska



Nella scena finale del film di Andrej Tarkovskij, la figlia di Stalker, Martyska, è seduta davanti a un tavolo dal ripiano di marmo, con gli occhi sul libro che regge tra le mani.
S’ode il fischio di una locomotiva.
Vagano nell’aria piccoli fiori bianchi, forse lanugine, o neve?

Martyska poggia il libro sulle ginocchia e recita a memoria, mentalmente, la poesia di Fëdor Ivanovič Tjutčev (1803-1873):

“Amo gli occhi tuoi, amica mia,
il loro gioco, splendido di fiamme,
quando li alzi all'improvviso
e, con un fulmine celeste,
guardi di luce tutt'intorno.

Ma c'è un fascino più forte:
gli occhi tuoi rivolti in basso,
negli attimi di un bacio appassionato
e, fra le ciglia semichiuse,
del desiderio il cupo e fosco fuoco.”

Martyska volge gli occhi alla finestra.
Poi li riporta sul tavolo e con lo sguardo spinge un bicchiere facendolo scivolare.
Si ode mugolare il cane che ha seguito Stalker dalla Zona.
Martiska lo guarda. Riprende a spingere il bicchiere con gli occhi fin quasi all’orlo del tavolo.

Infine, appoggiata la testa sul tavolo, si concentra su di un altro bicchiere e lo spinge con lo sguardo fino a farlo cadere sul pavimento. 







venerdì 16 ottobre 2015

Non togliere la gioia agli animali





Da una settimana è morto Poldo, il cane dei vicini, che abbaiava dal balcone quando ci vedeva dare l’acqua alle piante e si eccitava incontrando per strada i nostri ragazzi ancora piccoli, tanto da non riuscire a trattenere la pipì... La sua amorevole irruenza è stata prematuramente sconfitta da una forte anemia che lo ha fatto ammalare e finito.

Il vecchio starec Zosima, uno dei protagonisti de I fratelli Karamazov, il romanzo di F. Dostoevskij, dice:

 “Amate tutto il creato nel suo insieme e in ogni granello di sabbia. Amate ogni fogliolina, ogni raggio di sole. Amate gli animali, amate le piante, amate ogni cosa. Una volta che l’avrai compreso, comincerai a conoscerlo incessantemente, ogni giorno di più e sempre più profondamente. E amerai alla fine tutto il mondo di un amore totale, universale. Amate gli animali: Dio ha dato loro un inizio di pensiero e una quieta gioia. Non inquietateli, non tormentateli, non togliete loro la gioia: non opponetevi all’intenzione di Dio.”





venerdì 9 ottobre 2015

La tua nuova casa










“Il territorio sconosciuto che può diventare la tua nuova casa ha una vita sua propria, ma anche, in un senso antico, alla maniera di Meister Eckart, riceve la vita dal modo in cui lo ascolti, gli dimostri attenzione.”


da “What to Remember When Waking: Disciplines That Transform an Every Day Life” di David Whyte, poeta (vedi anche, in questo blog, Lettera dall'oscurità del 6/04/2014 )













venerdì 2 ottobre 2015

Andrej Rublëv in viaggio






Lungo tratto in carro nella notte
i tatari alle calcagna ossa rotte
Teofane il Greco serba gli occhi chiusi.
Un lampo di luce improvvisa rischiara
il volto sfatto di orfani vecchie mugiki.

Ecco, vedi, nascono nel mondo esseri comuni
che non sanno niente di tutte le cose
dette in prose o poesia
non credono di salvare nessuno
e nessuno li crede grandi nobili distinti.
Tu non li vedi o li vedi
chiusi in un miserabile cantuccio
vegetativi incatenati e occulti
nelle proprie due opinioni quali che siano
cocciuti devoti a una sola icona stretti
a una sola idea emozione o pensiero
e se sono obbligati a spiegare balbettano
e arrossiscono per lo sforzo fino alla cima
dei capelli.
E per questo saresti migliore di loro?

E la loro vita meno importante della tua?
da Tieni aperto, di M.Colafato, Il Labirinto