giovedì 29 giugno 2017

It has been real




Una volta un amico americano di San Francisco, Kevin, un ragazzo che si manteneva agli studi di linguistica e di lingue facendo il carpentiere e che tra le sue molte abilità e risorse poteva contare uno spiccato entusiasmo per le culture native, mi invitò a un viaggio sul suo pickup, un camioncino con il retro scoperto che gli serviva anche per il lavoro, lungo la California del Nord, l’Oregon e lo stato di Washington.
Di questo viaggio memorabile per la bellezza della costa e della natura, la varietà del paesaggio e il carattere aperto verso tutte le direzioni di luoghi oceanici come Seattle mi colpì e mi resta in particolare il suono di una frase. Ci stavamo accommiatando da sua madre che ci aveva offerto la cena e il letto e Kevin la salutò con questa per me fino ad allora sconosciuta espressione: “It has been real” - il nostro incontro è avvenuto davvero, è stato reale.
Mi sembra un bel saluto e un augurio che dovrebbe accompagnare i nostri passi nella vita.
Augurio di vivere in contatto con la vita che scorre, essere più reali, sentirsi presenti momento per momento per quanti più momenti possiamo.  
Talvolta sembra che abbiamo paura di “essere reali” e ci riduciamo a ripetere schemi di incontro e clichè di presenza che nella loro fugace e distratta ripetitività sono rassicuranti.
Eppure la mente separata dal reale è spesso una mente isolata e impaurita, che giudica, critica, soffre. Può anche collezionare pensieri, esperienze e novità ma resta chiusa in se stessa, e nel proprio collezionismo.

Aprirsi con attenzione a quello che è così com’è rappresenta un momento di significativa trasformazione. L’attenzione crea una spaziosità interiore che non coincide con il conoscere intellettuale o il sapere questo e quello ma origina dall’esserci, dall’avere “abitato” quel luogo, da un contatto reale.





domenica 11 giugno 2017

Passare la vita nella propria testa







Una partecipante a un corso di meditazione scrisse all’insegnante, che era Frank Ostaseski: “Sempre più, con il passare del tempo, provo dispiacere: dispiacere per tutti gli anni che ho passato vivendo nella mia testa, giudicando, criticando e analizzando.”

da Cinque inviti di Frank Ostaseski, Mondadori