domenica 23 aprile 2017

Il vento allena i gerani a radicarsi






La paura di non essere, di scomparire tra i gorghi del nulla, o di non essere all’altezza, a causa della quale finiamo dominati dall’illusionismo dell’apparire, della visibilità, dell’esibire (presenza, posizione, status, autorità...) e dell’esibirsi, ci porta a dimenticare, e separarci da, una condizione pura e non inquinata di rilassamento, di libertà e di fiducia nel vivere un momento dopo l’altro.
Occorre affidarsi al momento, accettarne la transitorietà, e accogliere la propria vulnerabilità.


Dinamismo dell’amore. Nel momento in cui cominciamo ad amare quello che non capivamo, e non volevamo capire, e lasciamo andare i giudizi e le condanne, l’amore si espande in gioia di vivere.


Tornare indietro è difficile; è più facile, e comodo, anche se pericoloso, proseguire per la stessa strada e ripetersi. Inizi a mangiare o a indulgere nei piacere dei sensi e continui a farlo all’eccesso. Ti convinci che è necessario smettere con gli eccessi e finisci per eccedere nelle mortificazioni. Ti rendi conto che la transitorietà e l’impermanenza sono caratteristiche dell’esistenza umana e finisci per disprezzare la vita e non vedi più le possibilità di valorizzarla e darle un significato.
Nella storia di Siddharta c’è un momento più importante di ogni altro -del lasciare il palazzo paterno, del lasciare la casta di appartenenza, del lasciare gli averi e gli affetti- ed è quello in cui lascia la via della mortificazione a oltranza e abbraccia la via di mezzo quando interrompe il digiuno e gli stenti che lo uniscono agli asceti itineranti e accetta la tazza di riso che gli viene offerta da una donna. In quel momento viene riconosciuta la possibilità e la salutarietà del contraddirsi, del fare un'inversione e di prendere una via che non sia basata sull’accumulazione e sulla ripetizione, ma valorizzi il fluire, il cambiamento e la presenza consapevole momento per momento come premessa per scelte di liberazione e per la gioia di vivere.







domenica 2 aprile 2017

Il senso del presente







“Il presente ha un senso per il suo contenuto, non come ponte verso il futuro. E il suo contenuto è il nostro contenuto nel presente, con il quale viene colmato il nostro vuoto, se sappiamo accoglierlo.”
Dag Hammarskjöld, Tracce di Cammino, p.80 edizioni Qiqajon Comunità di Bose


Dag Hammarskjöld nacque in Svezia nel 1905 e fu segretario generale dell’ONU dal 7 aprile 1953, data della sua elezione, al 1961, anno in cui la sua vita ebbe termine in un incidente aereo a Ndola, nell’attuale Zambia, nel corso di una missione per risolvere la crisi congolese. Tracce di Cammino è il titolo con cui venne pubblicato, postumo, il suo diario. 
In questo blog un precedente post, del 22/02/ 2015, intitolato Dire sì riporta una riflessione di Hammarskjöld tratta dal discorso, “Fede antica in un mondo nuovo”.