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lunedì 19 febbraio 2018

Vita di famiglia







La vita di famiglia offre mille occasioni di pratica. Qualcuno è triste, qualcuno è scontento perché ritiene di aver subìto un torto a scuola, qualcuno si sente ingiustamente preso di mira dalla cattiva volontà degli altri o dalla cattiva sorte e spesso tutti ritengono che dipenda naturalmente da loro (gli altri, il mondo) cambiare atteggiamento e comportamento. Controproducente sdrammatizzare con chi si sente perseguitato. Inutile far presente che sarà oltremodo difficile trovare giustizia se si è arrabbiati. Talvolta offrire il proprio ascolto alle lagnanze e rimostranze di figli, fratelli, coniugi, parenti è oltremodo rischioso perché se non si è fino in fondo animati da pazienza e compassione possiamo finire risucchiati nel malumore diffuso e gettare sul piatto della bilancia anche il nostro carico di scontentezza.

Ascoltare è un bel dono ma –diceva Suzuki roshi- succede che senza neppure accorgercene smetto di ascoltare non appena chi parla cessa di essere d’accordo con me. E rieccomi allora, ancora una volta, alle prese con l’io, che con uno scatto veloce o una manovra avvolgente ha riconquistato il centro della scena, con tutto il suo carico di isolamento e di frammentazione che porta confusione.










martedì 14 aprile 2015

Io sono qui









“Com’è possibile praticare zazen? Solo quando accetti te stesso e sai davvero di esistere qui e ora. Non puoi scappare da te stesso. Questo è il fatto fondamentale, quell’ “Io sono qui” ”

Shunryu Suzuki, da Mente Zen Mente del Principiante








 

sabato 7 febbraio 2015

Ascoltare





“Quando ascoltate qualcuno dovete abbandonare tutte le idee preconcette e tutte le opinioni soggettive che avete; dovete solo ascoltarlo, solo osservare com’è fatto.
I concetti di giusto e sbagliato, di buono e cattivo, sono irrilevanti per noi.
Noi vediamo semplicemente le cose così come sono per lui, e le accettiamo.
È così che si comunica.
Di solito, quando ascoltate un discorso, lo sentite come una specie di eco di voi stessi.
In effetti state ascoltando la vostra opinione personale.
Se concorda con la vostra opinione, potete anche accettarlo, ma in caso contrario lo rifiuterete, o addirittura può succedere che in realtà nemmeno lo sentiate.
Questo è il primo pericolo, quando ascoltate qualcuno.”

Shunryu Suzuki, Mente Zen Mente di Principiante





domenica 7 dicembre 2014

Avidità e illusioni






Nella sua biografia dedicata a Suzuki-roshi, Chadwick ricorda che una praticante aveva domandato al maestro: “Che cos’è la guerra?”

Il maestro allora indicando davanti a sé le stuoie su cui vengono sistemati i cuscini per la meditazione, per ogni stuoia due cuscini, uno a fianco dell’altro, aveva detto che talvolta quando compaiono delle increspature tra due praticanti, ciascuno dei due cerca di appianare l’increspatura spingendola verso l’altro. E aveva aggiunto: “Ecco la causa della guerra. Il karma comincia con le piccole cose, poi accelera. Bisogna sapere come comportarsi con quelle piccole difficoltà.”  E’ da folli ignorare il karma, la guerra è il risultato delle nostre attività quotidiane. Persino parlare di pace in maniera rabbiosa porta acqua al mulino della guerra. “Dovremmo saperlo” -avvertiva il maestro.

Queste parole tornano in mente davanti alla vista dell'aggressione ai beni comuni, alle risorse pubbliche,  alla natura, agli esseri viventi, alle istituzioni, alla legalità…

Soltanto menti annebbiate dall’avidità e dal sogno auto-centrato o sprofondate nelle illusioni e nell’ignoranza possono credere che le quotidiane erosioni e prevaricazioni della legge e dei diritti degli altri, spesso considerate minime, veniali o innocue, siano prive di conseguenze e non concorrano alle grandi distruzioni in atto.
 
 
 
 

domenica 9 novembre 2014

Un forte desiderio





 
 




Piccolo lago, grande lago (foto di Mirko Iacobucci)


Con la meditazione vediamo i nostri condizionamenti, e dal momento che sono profondi, per poter vedere occorre un forte desiderio di risveglio.
Suzuki roshi attribuiva alla meditazione seduta la capacità di allentare la presa di quello che sembra essere la realtà. E probabilmente la realtà ci sembra quello che non è proprio a causa della profondità dei nostri condizionamenti.
In più, strada facendo, dobbiamo capire ciò che è tossico e ciò che è salutare, e comportarci di conseguenza.








domenica 2 novembre 2014

La pace che cerchiamo




Nella meditazione seduta e nella vita quotidiana, tra le sue occupazioni e i suoi incontri, senza rendercene conto, condizionati come siamo dall'abitudine, cerchiamo la tanto agognata pace nel controllare, reindirizzare e raddrizzare i pensieri che ci fanno visita, ci turbano, talvolta ci seducono, ci spaventano.
Ma la calma e la tranquillità si trovano semplicemente nel lasciarli cadere, avendoli notati, non nell’ingaggiare con essi una contesa dalla quale non possono che nascere altri pensieri, immagini, fantasie, ricordi, preoccupazioni.
Dalla frammentazione, dalla selezione, dall’associazione di pensieri non può nascere altro che la ripetizione del medesimo.
La calma e la tranquillità si trovano nel riuscire a rimettere i piedi per terra e sentire toccando la terra il qui e ora.

 

Infatti Shunryu Suzuki dice: “Ci vorrà parecchio tempo prima di trovare la serenità e la calma mentale nella vostra pratica. Vengono molte sensazioni, sorgono molti pensieri o immagini, ma non sono altro che onde della vostra mente. Nulla proviene dal di fuori di essa. (…) Siete voi stessi a creare onde nella vostra mente. Se lasciate la mente così com’è, diventerà calma da sola..”

 

In sintonia con il maestro zen, i versi di T.S.Eliot, nei Quattro Quartetti:

… nel silenzio

tra due onde del mare.

Presto ora, qui, adesso, sempre…

Condizione di totale semplicità

(che costa non meno di ogni cosa)

e tutto sarà bene e

ogni sorta di cose sarà bene.



 

sabato 14 giugno 2014

Spaziosità







La spaziosità della nostra vita, nella nostra vita, dipende quasi esclusivamente dall’accettazione consapevole di tutte quelle cose che respingiamo e buttiamo fuori perché non ci piacciono, come il disordine, lo squilibrio, la sofferenza, l’imperfezione, la pazienza: e proprio così facendo, più scacciamo via e più lo spazio ci si restringe addosso. Quando quel che non ci piace viene a farci visita lo rifiutiamo, cacciandolo o ignorandone l’esistenza, così lo spazio si riduce e ci troviamo a corto di respiro.

La meditazione di consapevolezza allarga immensamente lo spazio intorno a noi e consente alle cose spiacevoli di essere viste, riconosciute e testimoniate finchè non cessano.

Nel profondo la vita va in senso contrario alla ricerca del piacere.

Shunryu Suzuki dice: “Se comprendete lo sfondo dell’esistenza, realizzate che la sofferenza stessa è il modo in cui viviamo e in cui ampliamo la nostra vita.”




domenica 16 marzo 2014

Quando perdiamo il nostro equilibrio





“Vivere nel regno della natura di Buddha significa morire in quanto piccolo essere, momento dopo momento. Quando perdiamo il nostro equilibrio moriamo, ma nello stesso tempo evolviamo anche, cresciamo. Qualunque cosa vediamo sta cambiando nel momento in cui la vediamo, sta perdendo il suo equilibrio. La ragione per cui ogni cosa appare bella è perché si trova fuori equilibrio, ma il suo sfondo è sempre in perfetta armonia. In questo modo ogni cosa esiste nel regno della natura di Buddha, perdendo il suo equilibrio su uno sfondo di perfetto equilibrio. Così se vedete le cose senza realizzare lo sfondo della natura di Buddha, tutto appare nella forma di sofferenza. Ma se comprendete lo sfondo dell’esistenza, realizzate che la sofferenza stessa è il modo in cui viviamo e in cui ampliamo la nostra vita. Perciò nello Zen talvolta enfatizziamo lo squilibrio o il disordine della vita.”

da Zen Mind, Beginner’s Mind (Mente zen, mente di principiante) di Shunryu Suzuki



domenica 9 marzo 2014

11 marzo 2011- 11 marzo 2014





Quando cessa il vento

vedo cadere un fiore.

Grazie all’uccello canterino

scopro la calma della montagna.



Questa poesia zen, forse scritta sopra una foglia e raccolta sulla strada in autunno, il maestro Suzuki la riporta in Zen Mind, Beginner's Mind e commenta:

"Quando vediamo una parte della luna velata da una nuvola, o da un albero o da un cespuglio di erbacce, allora ne avvertiamo veramente la rotondità. Ma quando vediamo chiaramente la luna senza che niente si frapponga, non ne avvertiamo la rotondità come quando si trova parzialmente coperta da qualcos'altro".










domenica 2 marzo 2014

Niente di speciale




“Il nostro intento è solo quello di osservare questa pratica continuamente. Questa pratica cominciò dai tempi dei tempi e continuerà nel futuro per sempre. (…)

Continuando ogni giorno questa semplice pratica, otterrete un meraviglioso potere. Prima di raggiungerlo, è qualcosa di meraviglioso, ma una volta ottenuto, non è niente di speciale. Come dice una poesia cinese:

“Sono andato e sono tornato. Non è stato niente di speciale. Il Rozan famoso per le sue brumose montagne; il Sekko per le sue acque”.

La gente pensa che deve essere stupendo vedere la famosa catena di montagne avvolte dalla bruma, e le acque che si dice ricoprano tutta la terra. Ma se ci andate, vedrete soltanto acqua e montagne. Niente di speciale. (…)

Per una madre con figli, avere dei figli non è niente di speciale. Lo zazen è questo. Quindi, se continuerete questa pratica, sempre di più acquisterete qualcosa -niente di speciale ma nondimeno qualcosa. Si potrebbe dire ‘natura universale’, o ‘natura di Buddha’, o ‘illuminazione’. Potete usare molti nomi, ma per chi la possiede, è niente ed è qualcosa. (…)

Dunque essere un essere umano significa essere un Buddha. Natura di Buddha è solo un altro termine per indicare la natura umana, la nostra vera natura umana. Cosicchè, anche se non fate niente, in effetti state facendo qualcosa. State esprimendo voi stessi. State esprimendo la vostra vera natura. La esprimeranno i vostri occhi, la vostra voce, il vostro contegno. La cosa più importante è esprimere la vostra vera natura nel modo più semplice e appropriato e saperla apprezzare anche nell’esistenza più insignificante. Continuando questa pratica una settimana dopo l’altra, un anno dopo l’altro, la vostra esperienza si farà sempre più approfondita, fino a comprendere tutto ciò che fate nella vita di ogni giorno. La cosa più importante è dimenticare tutte le idee di conseguimento, tutte le idee dualistiche.”
da Shunryu Suzuki-roshi, Mente Zen, Mente di Principiante, Ubaldini 1976

E qual è il "meraviglioso potere" che possiamo ottenere grazie a questa pratica, aliena da idee di conseguimento e di divenire?
Ieri se ero angosciato mi dicevo 'che cosa c'è che non va in me?', oggi se sono angosciato mi dico 'adesso c'è angoscia'.
Ieri c'erano situazioni da cui non potevo non fuggire, oggi posso restare ed essere presente.
Ieri in certi casi non potevo non arrabbiarmi e urlare, oggi posso restare calmo e presente, e forse riesco a dire qualcosa di utile.
Ieri non potevo non lamentarmi dello spiacevole, oggi posso essere più accettante e attento.
Ieri ignoravo queste differenze tra ieri e oggi, oggi talvolta me ne dimentico e il "meraviglioso potere" mi aiuta a ricordarmene.
Ancora oggi talvolta mi ritrovo ad assillare me stesso: "Dammi la felicità, dunque, dammi la bellezza, dammi la primavera, dammi la poesia, dammi il Sekko, dammi il Rozan, sei un buono a nulla!"; e nel momento in cui mi ascolto attentamente e ne sono consapevole, eccomi più rilassato e più contento.
Questo momento è niente di speciale, eppure è qualcosa. 




lunedì 30 dicembre 2013

Festeggiare il Nuovo Anno, rinnovare la nostra vita








L'unico dell'anno vecchio o il primo dell'anno nuovo?
 
 
 

Per David Chadwick: “Il punto dei discorsi di Suzuki non era di dire la verità come egli la vedeva, ma di liberare le menti dagli ostacoli, così che potessero includere le contraddizioni.”

Restare chiusi nella propria piccola mente, per quanto benintenzionata e fedele all’ortodossia buddista, alla correttezza, alla coerenza morale o al senso comune serve essenzialmente all’autorassicurazione, e può essere dannoso e controproducente. “The way that helps will not be the same. It changes according to the situation.” Quel che è di aiuto non è sempre lo stesso, cambia in accordo alla situazione. La flessibilità è indispensabile per rendersi utili e d’aiuto alla società.

Il 31 dicembre 1945, durante il periodo dell’occupazione americana, il tempio di Shunryu Suzuki, Rinso-in, ferveva di entusiasmo e preparativi per festeggiare l’Anno Nuovo.

“La gente era ancora depressa a causa della guerra, ma Shunryu sentiva che questa settimana di festa e di rivitalizzazione poteva aiutarli a sollevarsi” racconta Chadwick.  “In qualche modo -diceva Suzuki-  inganniamo noi stessi e ci godiamo l’ultimo giorno dell’anno. Questo si basa sull’approccio buddista alla vita. Momento dopo momento dobbiamo rinnovare la nostra vita, non dovremmo restare attaccati alle vecchie idee di cos’è la vita o qual’è la nostra concezione della vita. Specialmente a fine anno dovremmo  rinnovare completamente i nostri sentimenti e ripulire completamente anche le nostre automobili. Se restiamo sempre attaccati a vecchie idee e ripetiamo sempre la stessa cosa, allora siamo prigionieri nel nostro vecchio modo di vita. Qualche occasione di effervescenza e di festa è necessaria per darci coraggio.”

L’auto-inganno e  il godimento sono talvolta necessari e utili per non soccombere alle vecchie idee e alla ripetizione. La priorità va al rinnovamento completo, al non “restare prigionieri nel nostro vecchio modo di vita”. Occorre  non restare prigionieri di niente: non del patriottismo e del nazionalismo né del buddhismo, non della “old time religion” né della sua cancellazione in nome di altri ‘ismi’, non della crisi nè del superamento della crisi, non di come eravamo nè di come potremmo essere.

"Dovremmo capire le cose non da un punto di vista soltanto. Chiamiamo qualcuno che capisce le cose esclusivamente da un lato tambankan. Una mente attaccata alle vecchie idee e alla ripetizione e chiusa alle contraddizioni è –diceva Suzuki- la mente di un ‘tambankan’.”

Tanti auguri di rinnovare la nostra vita, includere le contraddizioni,  festeggiare l’Anno nuovo.  


sabato 9 novembre 2013

Lettera scritta da un "tambankan"



 
I saggi incoraggiano a non guardare la realtà da un solo punto di vista esclusivo, quale che sia, il padre, il figlio, il maestro, lo studente, il padrone, il lavoratore dipendente, il giustiziere, la vittima, il cristiano, il buddista, il ribelle, il sottomesso, il prodigo, il tirchio, il consumista, l'asceta e così via.
Ma anche quando pensiamo d'essere d'accordo sul diritto all'esistenza di altri punti di vista, spesso il nostro accordo è meramente intellettuale, o strumentale.
Quello che ci manca è proprio l'esperienza sentita dell'accettare il punto di vista altrui, specie nella vita quotidiana in materie che coinvolgono le nostre strategie di comportamento, la generosità, il controllo, la sicurezza, la continuità...
Non si tratta di abiurare o di buttare a mare il nostro punto di vista ma di allentare la presa esclusiva e totalizzante che ha su di noi e sul nostro sguardo.
Soltanto così potremo capire le condizioni particolari che ci hanno portato a far nostro quel punto di vista, o per meglio dire: a farci suo, a subirne il condizionamento, e potremo anche capire dall'interno le nostre inclinazioni e vulnerabilità.
In Cetriolo storto, David Chadwick ricorda che Shunryu Suzuki usava dire: "Dovremmo capire le cose non da un punto di vista soltanto. Chiamiamo  qualcuno che capisce le cose esclusivamente da un lato tambankan. Questa parola letteralmente significa "un uomo che porta una grande tavola sulla sua spalla". Poichè trasporta una grande tavola, non può vedere l'altro lato."
Ricordando questo insegnamento mettendo giù la  "grande tavola" espiro e mi sento più leggero. Espirare ha una sua importanza perchè rende fisica la percezione del cambiamento.




 




 

venerdì 19 luglio 2013

Il tafano





Racconta Shundo Aoyama che un uomo facoltoso che era venuto a rendere visita al maestro Fugai (1779-1847), monaco zen e calligrafo, nel suo tempio in rovina di Osaka, si stava lagnando dei suoi problemi. Proprio allora un tafano volò dentro la stanza e cominciò a scagliarsi contro la finestra, ancora e ancora. Fugai era tutto intento a osservare il tafano, apparentemente non ascoltando il suo visitatore.

L’impaziente uomo facoltoso disse con pesante ironia: “Sembra che a lei piacciano molto i tafani.”

A questo Fugai replicò: “Chiedo scusa. Il povero tafano è in un gran guaio. Questo tempio è noto per il suo stato rovinoso. Nonostante possa volar via all’aperto attraverso un buco quasi ovunque, questo tafano continua a lanciarsi sempre contro lo stesso punto, convinto che sia lì l’unica possibile uscita. Se continua così, morirà. Ma non è solo il tafano a dover essere commiserato.”

Il maestro Shunryu Suzuki diceva: “In reflecting on our problems we should include ourselves.”

Ma se come il tafano siamo convinti che esista un solo punto per uscire fuori, se abbiamo un solo punto di vista, e riflettendo sui nostri problemi escludiamo la nostra mente e dove essa ci porta, allora faremo come il tafano e come il tafano rischieremo di morire.



sabato 29 giugno 2013

Lettera prioritaria




 

Talvolta incontriamo una di quelle persone che per un motivo o l’altro hanno l’acqua alla gola.

Di solito, implicitamente o intenzionalmente, la nostra vita e i nostri percorsi sono organizzati in modo da restare alla larga da queste persone, ma non sempre ci riusciamo.

Il nostro stesso lavoro, o la nostra condizione sociale “rispettabile”, ci tengono lontani dalle loro traiettorie, però possano portare loro da noi.

Ugualmente la nostra inclinazione a “giocare sul sicuro”.

L’ideologia o la morale che professiamo e che avvolge la nostra mente come un velo ci impedisce programmaticamente di riconoscerli.

Preferiamo chiuderci dentro una identità auto centrata, il “mio sogno”, con la sua agenda fissa, che mi protegge dagli inconvenienti e dalle "improvvisate".

Comunque sia, qualche volta ce li ritroviamo davanti.

Quando questo capita vuol dire che ci serve uno scossone, che dobbiamo svegliarci.

Usualmente vediamo sempre e soltanto una parte e crediamo sia il tutto. Crediamo ciecamente che il mondo che ci siamo costruiti intorno sia la realtà. Vedere le cose che ignoriamo dischiude o spalanca il nostro orizzonte. Ma se vogliamo aprirci davvero a quello che di solito non vediamo o evitiamo, abbiamo bisogno di coraggio e di vivere ogni momento come un momento nuovo.

Secondo Shunryu Suzuki: “Momento dopo momento dobbiamo rinnovare la nostra vita, non dovremmo restare attaccati alle vecchie idee di cos’è la vita o di quello che è la nostra concezione della vita. Se restiamo sempre attaccati a vecchie idee e ripetiamo sempre la stessa cosa, allora siamo prigionieri nel nostro vecchio modo di vita.”
 
Inconvenienti e inciampi vengono a ricordarcelo.






mercoledì 15 maggio 2013

Dove far luce


 
 
Di quando in quando Shunryu Suzuki ritornava a ricordare: “Nel Sutra del Loto, Buddha dice di illuminare un angolo –non il mondo intero. Fai luce proprio dove sei.”

Non si cessa mai di imparare da questa indicazione, non è mai compresa una volta per tutte, ogni occasione è buona per riconsiderarla e offrirne testimonianza. Possiamo praticare momento dopo momento l’intera nostra vita senza mai annoiarci e senza mai averne abbastanza: “Fai luce proprio dove sei.”  

La frase fa il paio con la risposta di Shunryu alla moglie Mitsu a proposito del buddhismo: le due si sostengono qualificano e interpretano a vicenda.

La domanda era: “In poche parole, il buddhismo in che cosa consiste?”
Shunryu aveva risposto: “Accetta quello che è così com’è e adoperati meglio che puoi perché sia il meglio che può essere.”




domenica 24 febbraio 2013

Hell it's not punishment, it's training


 
L'inferno non è punizione, è addestramento

“One day after lecture a student sitting on a zafu on the carpet asked, “What is hell?”

“Hell is having to read aloud in English,” Suzuki answered.

After the laughter subsided, the student persevered and Suzuki said, “Hell is not punishment, it’s training.”
 


from David Chadwick, Crooked Cucumber.The Life and Zen Teachings of Shunryu Suzuki














mercoledì 9 gennaio 2013

La posizione zazen




Shunryu Suzuki, il maestro di Mente zen, mente di principiante raccomanda:

“La cosa più importante nell’assumere la posizione zazen è tenere dritta la spina dorsale. Orecchie e spalle dovrebbero essere allineate. Rilassate le spalle e spingete in alto, verso il soffitto, con la nuca. Dovreste anche far rientrare il mento. Quando il mento è proteso in alto, non c’è forza nella vostra posizione; probabilmente state nel mondo dei sogni. Sempre per acquistare forza nella vostra posizione, premete il diaframma in giù, verso l’hara, o basso addome. Ciò vi aiuterà a mantenere l’equilibrio fisico e mentale.”

E’ importante questa precisazione:

“Queste forme non sono mezzi per ottenere il retto stato mentale. Assumere questa posizione è di per sé lo scopo della nostra pratica. Quando tenete questa posizione, avete il retto stato mentale, perciò non è affatto necessario raggiungere qualche stato speciale. Quando cercate di raggiungere qualcosa, la vostra mente comincia a vagare in qualche altro luogo. Quando non cercate di ottenere niente, allora avete il corpo e la mente qui, proprio qui.”