Visualizzazione post con etichetta Generosità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Generosità. Mostra tutti i post

domenica 3 luglio 2016

Buddha che ride









Dal giardinetto in fondo a via Asinio Pollione che stavo risalendo ho sentito un richiamo: “Buon giorno” e voltandomi ho incontrato con lo sguardo la figura familiare della signora rom da Sarajevo con cui qualche volta mi fermo a scambiare due parole e che porta in braccio e ancora allatta l’ultimo suo bimbo.
Erano circa le 11, il sole cominciava a farsi sentire e la signora mi ha detto che aveva cercato riparo al caldo nel fresco ombroso di Largo Manlio Gelsomini in cui in quel momento non c’erano altre persone.
E’ una signora dal sorriso aperto che non nasconde i pochi denti storti, è un sorriso che può anche fare a meno di denti perfetti e bianchi.
E quello del bimbo è un sorriso generoso. Basta che i suoi occhi siano sfiorati da una attenzione benevola e il sorriso del bimbo si offre in tutta la sua benefica grazia.
I sorrisi della mamma e del piccolo mi insegnano a sorridere con la pancia, mi fanno sentire la radicale differenza tra il sorriso sforzato, non libero, prigioniero di chi sa quale paradiso futuro e il sorriso che anticipa il paradiso e lo realizza nel momento presente.

E avverto l’irresponsabile avarizia di sorrisi rateizzati, non integri, come una attitudine alla vita che non voglia mai assolvere e assolversi dal calcolo di quanto dovrebbe ancora ottenere per rilassarsi e sorridere senza tirare il freno. 






domenica 19 giugno 2016

Danza all'aperto





Lascia andare i pensieri, prendi una pausa dalla pre-occupazione, smetti di leggere e dai uno sguardo all’aperto.  

Gli oleandri si dondolano dai fianchi ai capelli adorni di fiori rossi e ti guardano, la buganvillea alle loro spalle cinguetta, il sambuco con gli ombrellini bianchi e i tralci dell’edera dalle foglie larghe ritmicamente si chinano e rialzano.

Ogni pianta è animata da simpatia e rispondendo al vento ti offre amicizia e sollievo dalla compulsione.

Sotto il cielo meravigliosa è la danza.







domenica 21 febbraio 2016

Attenzione e vita





Senza attenzione la vita non sarebbe davvero vissuta ma scorrerebbe via tra abitudini e conformismi. Attraverso l'esercizio paziente dell'attenzione che, nonostante la corrente avversa delle distrazioni, mi riporta al presente posso cercare di dare uno sguardo dall'interno alla mia vita. Quando perdo il filo dell'attenzione occorre che ritorni ad essa. Tutto quello che mi viene incontro in ogni momento di attenzione è in quel momento la mia vita. Non posso arrivare ad apprezzarla se non offro la mia attenzione.
Se mi distraggo ho delle possibilità di ritornare al momento presente: la gratitudine per un giorno di sole o per una camminata, la parola data o ricevuta da un amico, la generosità nei confronti di chi mi chiede ascolto, la pazienza per una incombenza faticosa, il raccoglimento nel silenzio, la meditazione nella quale prescindo da ogni risultato utile e testimonio con il mio essere presente il momento presente...
Talvolta però dimentico che attenzione non è riservata a quel che mi piace, ai momenti gradevoli: ancora più importante per creare coraggio ed equanimità è l’attenzione quando illumina il momento che stride, che infastidisce, che non piace. E che non va cacciato via perchè la vera attenzione è a quello che c'è così com'è. Il resto è compiacenza.

E' un passo importante inciampare nella pietra del non mi piace, mantenere l'attenzione aperta a quello che non mi piace e sentirne il sapore, sentire com’è.

E’ importante perché  comporta l'esperienza diretta del fatto che le sensazioni nascono e muoiono e di essere noi stessi vulnerabili e di passaggio. Una esperienza che può aprire la porta non all’indifferenza e alla negatività bensì alla fiducia, alla compassione e a una iniziale consapevolezza di essere connessi con l’intero universo.




venerdì 29 novembre 2013

Lettera dalla generosità


 

Il rimedio alla solitudine e alla mestizia, il farmaco creato in proprio che cura e guarisce, il ritrovato alchemico che non presenta controindicazioni, ha due componenti. Il primo è la generosità, il secondo è il coraggio - poiché del resto la generosità è una forma di coraggio, di apertura ‘nonostante’ tutto, di disponibilità non necessariamente e non subito contraccambiata, di fiducia verso un frutto che non è ancora maturo nè conosciuto, possiamo dire che la generosità già contiene in sé una buona dose di coraggio.

Offrire quello che si ha, quello che si può, quello che si è esperienziato direttamente, essere generosi di attenzione, di ascolto, di presenza, di tempo, di sostegno, di contentezza, di buonumore, di collaborazione è essere in relazione. Ecco perché la prima forma di generosità è la benevolenza amorevole per gli altri e per se stessi, non infierendo su di sé con i sensi colpa e i rimpianti, che ci amareggiano e ci isolano e dividono dagli altri.

Se riflettiamo sui nostri stessi timidi passi e stentate esperienze nell’ ‘altro’ mondo della generosità, capiamo come questa pratica rappresenti una conversione rispetto a condizionamenti e comportamenti che fin da piccoli abbiamo considerato, e tuttora consideriamo, ‘naturali’ e che sono una delle cause determinanti del nostro isolamento: la tendenza a vedere tutto attraverso il prisma del proprio ‘io’, per cui ‘naturalmente’ ci aspettiamo che il ‘mio’ sia il centro del mondo, e che anche persone depresse, affaticate, afflitte o malate si mettano al servizio nostro, delle nostre aspettative e comodità, dai genitori ai parenti, figli, amici, maestri, studenti, conoscenti…

La generosità ha la precedenza assoluta su altre medicine e palliativi, quali l’analisi riguardo alle origini della solitudine che soffriamo, il cercare di svagarsi per non pensarci troppo o anche la ricerca di compagnia -infatti la ricerca di compagnia che non si accompagna alla generosità e al discernimento non può che essere ‘a termine’, e il conforto che arreca è dipendente dalla presenza fisica di “altri”.

La generosità, anche se inizialmente faticosa, ha un dinamismo che dà sollievo e incoraggia nel cammino. Inoltre aiuta a non impantanarsi in quelle ricerche meramente intellettuali o concettuali che declinano spesso in circolo vizioso e senza buonuscita.