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giovedì 12 maggio 2016

Lhungse, la ciotola





Il Dalai Lama (prendendo spunto dal brano del Vangelo di Luca 9,1-6 in cui Gesù raccomanda ai discepoli di andare ad annunziare il regno di Dio e guarire gli infermi senza prendere nulla per il viaggio “né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro”) dice: “La ciotola per le elemosine che i monaci portano con sé si chiama (in tibetano) lhungse, ovvero “il recipiente che raccoglie ciò che viene loro offerto”. Questo nome dimostra come un monaco che vive di elemosine non ha diritto di esprimere preferenze su quanto gli viene dato”.

E’ un buon incoraggiamento per tutti all’equanimità, a non lagnarsi per quello che ci viene incontro giorno dopo giorno e un invito a tenere pulita la ciotola che lo raccoglie.






venerdì 24 maggio 2013

Lettera dalla gentilezza







 

“La mia religione è la gentilezza”  dice il Dalai Lama.

Questa gentilezza non va confusa con la forma, le buone maniere, la “politeness”. E’ una qualità del cuore, una gentilezza nel senso di benevolenza, di amorevolezza, una qualità dell’essere, non una norma o il segno di una distinzione sociale.

Il modo in cui trattiamo gli esseri viventi e anche gli oggetti riflette la qualità del nostro essere, che è inseparabile da noi stessi. 

Quando siamo “gentili per paura”, paura fisica o timore di essere giudicati, non siamo veramente gentili, semplicemente non siamo, ci rifugiamo nell’assenza e ci nascondiamo dietro compiacenze, cautele, remissività e false modestie.

La gentilezza si unisce all’esserci, qui e ora, e al sapere di esserci: non al desiderio di annullarsi e scomparire.

Talvolta la pratica della gentilezza, verso altri o verso noi stessi, non ci è possibile, ma è possibile respirare, allora respiriamo e pratichiamo la gentilezza restando aperti e consapevoli della condizione di non-gentilezza.