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sabato 19 marzo 2016

Insegnamenti semplici ma non dominanti








Vedere lo zazen come “la cosa più onorevole” determina il nostro atteggiamento verso tutta la vita. 
Quale dovrebbe essere la nostra prospettiva? 
Qui di seguito esprimerò al meglio delle mie possibilità ciò che il Maestro Kōdō Sawaki impresse nella mia mente:

·       Guadagnare è un’illusione, perdere è realizzazione.
·       Non cercare di ottenere alcun beneficio. Non essere avido; non dispiacerti di perdere.
·       Non istituire mai un’organizzazione. Le cose raggiunte da un’istituzione crolleranno a causa di tale istituzione. (...)
·       Insegna agli individui uno per uno. Invece di formare le persone secondo un modello generale, dobbiamo affrontare ognuno individualmente, dal momento che ognuno è unico.
·       Non chiedere donazioni. (...)
·       Non essere volubile. Non agire spinto dai tuoi pensieri egoistici.
·       Se non starai attento, diventerai famoso e raggiungerai una posizione elevata. Fa’ ogni sforzo per non distinguerti nel mondo. Soprattutto dopo i quarant’anni, la fama e il profitto saranno allettanti.

    Ognuno di questi detti, a prima vista, sembra semplice. 
    Eppure se si osserva da vicino, ci si rende conto che non sono gli insegnamenti dominanti in questo mondo. 
    Sawaki rōshi non solo insegnava queste parole, ne era un esempio vivente.
      
      di Kōshō Uchiyama, da Kōdō il Senza Dimora, Ubaldini











sabato 16 gennaio 2016

A che cosa io servo?





I versi di Ryōkan, che seguono, sono tanto onesti quanto risoluti, tanto dimessi, ma senza affettazione di modestia, quanto naturalmente energici, nella persuasione al rispetto per l’essere umano e alla consapevolezza per l’esperienza umana, anche la meno appariscente e all’apparenza poco rilevante.  Risuonano esemplari eppure (come il monte Kugami nella poesia del post del 3/01/2016) aperti a tante viste e visibili da varie posizioni.

A che cosa io servo
la gente mi domanda
a che cosa io servo
in mezzo alle canne
il mattino mi apro un cammino
andando dove ho voglia di andare

(da L’eremo dal tetto di paglia, ed.Acquaviva)






domenica 3 gennaio 2016

I tornanti del monte Kugami









Mentre la capanna
si nasconde
alla mia vista
e il bosco
non si vede più,
scendendo il sentiero
a serpentina,
ad ogni giro
rivolgo lo sguardo
verso la montagna

dalle Poesie di Ryōkan a cura di Luigi Soletta, edizioni La Vita Felice








lunedì 25 maggio 2015

Erba estiva





Erba estiva:
per molti guerrieri
la fine di un sogno

di Matsuo Basho, da Haiku, a cura di Elena Dal Pra, Mondadori editore







domenica 8 marzo 2015

11 marzo 2011-11 marzo 2015





Mi chiedo perchè

Talvolta mi chiedo

perché non è così.

 

Per secoli e secoli, per miliardi di anni

abbiamo vissuto alla luce del sole

che è così chiara

abbiamo respirato aria

che è così chiara

abbiamo bevuto acqua

che è così chiara

 

Perchè allora

non siamo pervenuti

noi e quello che facciamo

a qualche chiarezza?

Michio Mado (1909-2014)

Poeta giapponese, ha ricevuto il premio internazionale Hans Christian Andersen. Nel periodo successivo alla II^ guerra mondiale, letteralmente tutti i giapponesi di ogni età hanno ascoltato o cantato e conoscono come una persona di famiglia la canzoncina per bambini intitolata Elefantino  (Zōsan), anche se non tutti sanno che i suoi versi sono stati scritti da Mado-san.



mercoledì 31 dicembre 2014

Fine anno





Matsuo Bashō (1644-1694) è il viaggiatore leggero per antonomasia.

Sembra voglia essere certo di non portarsi dietro nulla più dello strettamente necessario -prima della partenza dà via tutto quello che sente lo appesantirebbe.

E resta tra i poeti più amati dai giapponesi e da molti lettori di poesia per la evocativa semplicità e sincerità dei suoi versi e per la coerenza tra cammino e vita.

In questo haiku si rivolge a se stesso o a chi incontri per strada con poche parole che hanno la qualità evocativa dell’essenzialità.


Fine anno

Un altro anno è passato;

e io ho ancora indosso

cappello di paglia e sandali di paglia.







mercoledì 24 dicembre 2014

Se qui adesso






Forse più spesso in questi giorni accade di voltarsi indietro con curiosità, o nostalgia, o rimpianto…

Più questo sguardo è libero da aspettative e attaccamenti, e più è aperto al cambiamento.

Nel tanka* che segue, della poetessa giapponese Akiko Yosano  (1878 – 1942), la nota dominante della riflessione sembra essere quella, liberatoria e rinnovante, della consapevolezza.


Se qui adesso

ripenso al percorso

della mia passione

somigliavo a un cieco

senza paura del buio 

da Midaregami



tratto da Il Muschio e la Rugiada, Antologia di poesia giapponese, a cura di Mario Riccò e Paolo Lagazzi, Fabbri Editori, Milano 1997
*Il tanka è una composizione poetica di 31 sillabe, in 5 misure, rispettivamente di 5,7,5,7 e 7 sillabe.






sabato 21 giugno 2014

Il mio lascito






Quale sarà il mio legato?

Le fioriture di primavera,

il cuculo nelle colline,

le foglie d’autunno.

Ryōkan (1758-1831)


“In questo poema di Ryōkan-osserva Yasunari Kawabata nel suo discorso di accettazione del Premio Nobel- le più comuni figure e le più comuni parole sono legate insieme senza esitazione, senza ricercare effetti particolari, e così trasmettono la vera essenza del Giappone”.

La rinuncia agli effetti speciali e alla ricercatezza nella scelta delle parole e delle figure e nella legatura e la semplicità senza esitazione sono indicate come “vera essenza del Giappone”.

Ryōkan, dice Kawabata, “ha vissuto nello spirito” dei suoi poemi, “viandante su sentieri di campagna, una capanna di paglia come rifugio, stracci come indumenti, contadini con cui parlare. La profondità della letteratura e della religione non era, per lui, nelle astrusità. Piuttosto praticava la letteratura e la fiducia nello spirito benigno riassunto nella frase buddista: “un viso sorridente e parole gentili”.  “Nel suo ultimo poema non offrì alcun legato. Si limitò a sperare che dopo la sua morte la natura restasse bella. Questo potrebbe essere il suo lascito. Si sentono nel poema le emozioni del vecchio Giappone e anche il cuore di una fede religiosa.”

domenica 9 marzo 2014

11 marzo 2011- 11 marzo 2014





Quando cessa il vento

vedo cadere un fiore.

Grazie all’uccello canterino

scopro la calma della montagna.



Questa poesia zen, forse scritta sopra una foglia e raccolta sulla strada in autunno, il maestro Suzuki la riporta in Zen Mind, Beginner's Mind e commenta:

"Quando vediamo una parte della luna velata da una nuvola, o da un albero o da un cespuglio di erbacce, allora ne avvertiamo veramente la rotondità. Ma quando vediamo chiaramente la luna senza che niente si frapponga, non ne avvertiamo la rotondità come quando si trova parzialmente coperta da qualcos'altro".










lunedì 11 marzo 2013

11 marzo 2011 - 11 marzo 2013

 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
Inchinandoci cerchiamo di accogliere tutto quello che è così com'è nel momento presente.
Il bene fatto. La sofferenza che inaspettatamente è stata raccolta.
Da questa apertura nasce qualcosa.