Quale sarà il mio legato?
Le fioriture di primavera,
il cuculo nelle colline,
le foglie d’autunno.
Ryōkan
(1758-1831)
“In questo poema di Ryōkan-osserva Yasunari Kawabata nel suo discorso di
accettazione del Premio Nobel- le più comuni figure e le più comuni parole sono
legate insieme senza esitazione, senza ricercare effetti particolari, e così
trasmettono la vera essenza del Giappone”.
La rinuncia agli effetti speciali e alla ricercatezza nella scelta
delle parole e delle figure e nella legatura e la semplicità senza esitazione sono indicate come “vera essenza del
Giappone”.
Ryōkan, dice Kawabata, “ha vissuto nello
spirito” dei suoi poemi, “viandante su sentieri di campagna, una capanna di
paglia come rifugio, stracci come indumenti, contadini con cui parlare. La
profondità della letteratura e della religione non era, per lui, nelle
astrusità. Piuttosto praticava la letteratura e la fiducia nello spirito
benigno riassunto nella frase buddista: “un viso sorridente e parole
gentili”. “Nel suo ultimo poema non
offrì alcun legato. Si limitò a sperare che dopo la sua morte la natura
restasse bella. Questo potrebbe essere il suo lascito. Si sentono nel poema le
emozioni del vecchio Giappone e anche il cuore di una fede religiosa.”
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