A Roma nei mattini chiari di questa fine stagione, una luce calma si posa sui resti del Palatino, l’arco di Costantino,
la basilica di Massenzio, e prima dell’imbrunire mentre scendi dal Viale del Parco del Celio resta
avvolta alla Basilica dei Santi Giovanni e Paolo con i
cipressi e i pini che la coronano.
Spesso però i nostri passi sono distratti e non vediamo niente. Siamo appesantiti da una sola magnetica misura:
quello che ho perso, quello che ho guadagnato, come ho perso, come ho guadagnato..
Lo splendore di questi ultimi giorni d'autunno mi ha ricordato la poesia “Un
semplice koto” del poeta giapponese Jukichi Yagi (1898-1927), di cui abbiamo su questo blog già pubblicato la poesia “Quiete”-il koto è uno strumento musicale a corda della famiglia della cetra:
Un semplice koto se lo deponi
in questo splendore
comincerà a suonare piano
alla bellezza dell’autunno incapace
a
resistere.