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domenica 28 febbraio 2016

Primavera





Benché stia nevicando senza posa
all’entrata della valle montana
l’usignolo (uguisu) canta
“La primavera è già arrivata”


Questo waka di Dōgen è ambientato all’inizio di primavera a Eiheiji, “quando è ancora freddo, cupo e nevica”.
“Dopo un lungo inverno -commenta Shōhaku Okumura- la gente anela alla primavera. All’improvviso un usignolo comincia a cantare, annunciando che la primavera è qui. Questo uccellino è l’unico segno di primavera nel mondo. Tuttavia pur nello scenario invernale, la primavera è già qui.
Sawaki rōshi ha interpretato la poesia come una metafora dell’insegnamento di Dōgen Zenji dell’unità di pratica e realizzazione, di samsāra e nirvāna. Dentro l’inverno, la primavera già esiste. Dentro la primavera, l’inverno resta. Primavera e inverno pervadono l’un l’altro. Questo è il modo in cui pratichiamo da bodhisattva. Anche quando destiamo la bodhicitta (mente del risveglio) e pratichiamo il buddha-dharma, siamo pur sempre ordinari esseri umani con egocentrismi e delusioni. Tuttavia nella nostra pratica degli insegnamenti del Buddha, il corpo di Dharma del Buddha si manifesta. La nostra pratica qui e ora è il canto dell’usignolo.”

da Zen of Four Seasons: Dogen Zenji’s Waka, traduzioni dal giapponese in inglese e commenti di Shōhaku Okumura







domenica 23 febbraio 2014

La più bella stagione della tua vita





Dieci mila fiori in primavera
la luna in autunno
una fresca brezza in estate
neve in inverno.
 
 
Se la tua mente non è coperta dalla nuvola
delle cose non necessarie
questa è la più bella stagione della tua vita.
 
 
 
Wu-wen, Maestro Zen Cinese (in giapponese Mumon) 1183-1260

martedì 30 aprile 2013

La ricerca della primavera




Sebbene abbia cercato tutto il giorno
non ho potuto trovare la primavera.
Portando con me il bastone
ho oltrepassato una montagna dopo l’altra.
Tornando a casa mi è capitato di prendere
in mano un rametto di susino
in fiore.
Ecco lì ho visto la primavera, sbocciata
sulla sua punta.


“Io credo –dice Shundo Aoyama- che la poesia sia stata scritta dal poeta cinese Tai-i della dinastia Sung (960-1279).
Una poesia giapponese rispecchia lo stesso sentimento:

Attraversando fiumi e montagne
In un paese in cui la solitudine non ha mai fine,
Sto ancora viaggiando.

E' del poeta Bokusui Wakayama (1885-1928) e ci parla di un attraversare, viaggiare in solitudine, senza fine, ci comunica un senso di spossatezza. Sentiamo che il cercare si è fatto angoscioso, sbagliato, inconcludente.

“In Europa -continua Shundo Aoyama- il poeta tedesco Carl Busse (1872-1918) tratta un tema simile in una delle sue poesie, come anche Maurice Maeterlink (1862-1949) nel suo L’Oiseau bleu. Sia in Oriente sia in Occidente tutti gli uomini sono andati in cerca della felicità; non hanno mai smesso di cercarla.
Tanti di loro hanno pensato di trovarla nel danaro e hanno speso le loro vite inseguendo la ricchezza. Altri hanno pensato di trovare la felicità nella fama o nella buona salute o nel tirar su figli. Ma per molti di loro la vita è finita come un sogno senza compimento; soltanto pochissimi sono diventati consapevoli che la vera felicità non si raggiunge dando soddisfazione ai nostri desideri mondani.
I desideri umani crescono senza limite. E’ impossibile tentare di soddisfarli tutti. (...) Se la felicità non può essere raggiunta a meno che i desideri umani siano completamente soddisfatti, allora non c’è posto in cui possa trovarsi la felicità. La vera felicità non è mai così imperfetta e mai dipende da condizioni. Anche se sei malato terminale o soffri una situazione di estrema povertà, se accetti le cose proprio così come sono –come felicità-fiducioso che qualunque cosa accada è bene, e rendi questa attitudine una parte di te stesso, credo che avrai trovato la vera felicità.”

La "vera felicità" può essere trovata a casa, presso te stesso, accettando quanto succede qui e ora, e rendendo questa attitudine una parte di te stesso.