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domenica 13 novembre 2016

Perchè medito?






Un gruppo di meditanti, per non dare per scontata la meditazione e per condividerne l’esperienza, si sono chiesti, ‘Perché medito?’
Ecco alcune risposte, a cui chi vuole può unire, con un commento, la propria voce.

-         Medito, quando medito, per sentire il silenzio.

-         Io, per sentire il corpo e rilassarmi nel momento presente.

-         Per non preoccuparmi delle preoccupazioni. Sono solo pensieri.

-         Per addestrarmi a espirare quando mi sento oppresso da un pensiero o da una preoccupazione.

-         Per la felicità di lavare i piatti con consapevolezza.

-         Per fare una pausa consapevole.


-         E io per imparare a essere amico di me stesso.





mercoledì 14 settembre 2016

Amorevole benevolenza







Una persona cui sono vicino e che non è ufficialmente su un cammino interiore mi ha donato, senza l’intenzione di farlo, e senza presunzione, una bell’esempio di amorevole benevolenza.
Questa persona mi diceva che stava per andare a un appuntamento con una sua amica che anch’io ho incontrato qualche volta.

-Come fai a sopportarla?

E’ una persona che vedo ogni tanto. Ha la famiglia, i colleghi, sì, eppure è molto sola. E ancora più sola la rende il fatto di non riuscire a lasciar andare l’osservazione che le pare critica nei propri confronti, l’espressione che le suona poco gentile o irrispettosa. Non può dimenticarla ed è costretta a ritornarci sopra, a rimuginare e si isola con i suoi pensieri negativi.

-Capisco. Eppure non riesco a tollerare il fatto che parli a valanga senza lasciarti un minimo spazio...


E’ vero. Al massimo ti fa dire due parole e subito riprende a esternare a ruota libera. Ma io non mi aspetto di essere ascoltata o di svolgere una interessante conversazione. So che ogni tanto chiederà: “E tu che mi dici?”, e che quando avrò pronunciato due parole mi interromperà subito con qualche frase del tipo, “Sai quella lì... Ti ricordi, sì?”, e prima ancora che io risponda sarà già partita di nuovo...

-E allora dov’è la comunicazione?

Infatti non la incontro per quello, lo faccio per benevolenza. Quando non ne posso più mi consento di distrarmi e respiro. La cosa più importante è che lei si senta voluta bene, che non si senta esclusa e rifiutata...




sabato 3 settembre 2016

Amicizia



In una lettera a Lucilio, Seneca si chiede come riconoscere il progresso spirituale e risponde con le parole del filosofo stoico Ecatone: “Ho cominciato a essere amico di me stesso.”

Questa amicizia inizia con “il vedere i difetti prima ignorati”: un vedere che “è indizio di un animo che ha fatto progressi”. Attenzione: ci si riferisce ai propri difetti non a quelli altrui -vedere i quali, magari anche quando non ci sono, è indizio del contrario: di un animo che non ha fatto progressi, e che, si potrebbe aggiungere, continuando così, non li farà mai.

Essere amico di me stesso comprende il non lasciarsi imprigionare dalle preoccupazioni in un cerchio chiuso al cui centro troneggiano l’io e il mio ma piuttosto vedersi come essere vivo, sensibile e attento. Comincio a essere amico di me stesso avendo cura di me. Evito quello che non è salutare, identifico e riconosco i miei stati mentali, le parole che dico, i comportamenti che metto in atto. Inoltre la pratica di questa amicizia mi ricorda di non trascurare per pigrizia o per sfiducia le azioni che mi portano in dono coraggio e forza.

Non per caso Seneca afferma che grande è il progresso di chi si fa amico di se stesso: “Non rimarrà più solo.”


Le citazioni sono tratte da Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio, Rizzoli

domenica 19 giugno 2016

Danza all'aperto





Lascia andare i pensieri, prendi una pausa dalla pre-occupazione, smetti di leggere e dai uno sguardo all’aperto.  

Gli oleandri si dondolano dai fianchi ai capelli adorni di fiori rossi e ti guardano, la buganvillea alle loro spalle cinguetta, il sambuco con gli ombrellini bianchi e i tralci dell’edera dalle foglie larghe ritmicamente si chinano e rialzano.

Ogni pianta è animata da simpatia e rispondendo al vento ti offre amicizia e sollievo dalla compulsione.

Sotto il cielo meravigliosa è la danza.







domenica 21 febbraio 2016

Attenzione e vita





Senza attenzione la vita non sarebbe davvero vissuta ma scorrerebbe via tra abitudini e conformismi. Attraverso l'esercizio paziente dell'attenzione che, nonostante la corrente avversa delle distrazioni, mi riporta al presente posso cercare di dare uno sguardo dall'interno alla mia vita. Quando perdo il filo dell'attenzione occorre che ritorni ad essa. Tutto quello che mi viene incontro in ogni momento di attenzione è in quel momento la mia vita. Non posso arrivare ad apprezzarla se non offro la mia attenzione.
Se mi distraggo ho delle possibilità di ritornare al momento presente: la gratitudine per un giorno di sole o per una camminata, la parola data o ricevuta da un amico, la generosità nei confronti di chi mi chiede ascolto, la pazienza per una incombenza faticosa, il raccoglimento nel silenzio, la meditazione nella quale prescindo da ogni risultato utile e testimonio con il mio essere presente il momento presente...
Talvolta però dimentico che attenzione non è riservata a quel che mi piace, ai momenti gradevoli: ancora più importante per creare coraggio ed equanimità è l’attenzione quando illumina il momento che stride, che infastidisce, che non piace. E che non va cacciato via perchè la vera attenzione è a quello che c'è così com'è. Il resto è compiacenza.

E' un passo importante inciampare nella pietra del non mi piace, mantenere l'attenzione aperta a quello che non mi piace e sentirne il sapore, sentire com’è.

E’ importante perché  comporta l'esperienza diretta del fatto che le sensazioni nascono e muoiono e di essere noi stessi vulnerabili e di passaggio. Una esperienza che può aprire la porta non all’indifferenza e alla negatività bensì alla fiducia, alla compassione e a una iniziale consapevolezza di essere connessi con l’intero universo.




martedì 16 giugno 2015

Amicizia





In una newsletter leggo i versi di Ryōkan che mi ricordano Drew, amico di pratica, artista, costruttore di case e fotografo (autore del bellissimo "Man with Fire in the Belly"):


Buoni amici e maestri eccellenti..

restagli vicino!

Ricchezze e potere sono sogni fuggevoli

ma le parole sagge profumano il mondo

per anni

da Ryōkan, Gocce di rugiada su una foglia di loto


A causa di preoccupazioni e difficoltà possiamo finire "imprigionati" dentro un'ansa cieca  dove tutto rimbomba si contorce e sembra senza scampo. Allora è d’aiuto essere nelle vicinanze di qualcuno che ci aiuti a dubitare della oggettività e assolutezza delle sensazioni e percezioni mentali che in tali condizioni, anche a causa di precedenti condizionamenti, ci stringono e ci tolgono spazio e respiro.

Che cosa e chi meglio di un amico?! Che potremmo mai desiderare di meglio?




sabato 25 ottobre 2014

L'altro






Nella rapida successione dei giorni e delle settimane, nell’alternanza di alti e di bassi lanciamo all’altro uno sguardo per lo più primitivo e ignorante.

Perché “primitivo”? Perché cerchiamo nell’altro piacere o dispiacere, gratificazione o rigetto. Ci basta così, e questa è ignoranza.

Ma l’altro, come possiamo imparare, se ci fermiamo ad ascoltare in silenzio, se accogliamo, è un essere incomparabilmente più ricco della nostra immaginazione e della nostra disponibilità a trovare quello che già conosciamo.

Può comunicarci fiducia, nel senso di aver fiducia in noi e insegnarci a nutrirla.

Offrirci l’occasione di essere generosi e può essere generoso.

L’essere umano ha il privilegio di poter condividere con l’altro l’amicizia, in cui nascono e vivono qualità da conoscere finalmente e in cui radicarsi.

Così, in una sua poesia, Chandra Candiani (vedi in questo blog, il post del 17 ottobre, con il titolo “L’universo non ha un centro”) si rivolge all’amica Beatrice che non c’è più:


Io svanisco,

senza di te,

amica. Ho meno realtà,

meno legame.

Ci siamo incontrate

sempre solo sulla terra,

per andare alla deriva

nell’amore dello spazio.


Questa è una bellissima e fertile immagine dell’amicizia spirituale, dare terra, darsi reciprocamente terra, per aprirsi senza timore alla spaziosità e alla luce.

L’universo non ha un centro ma possiamo crearne uno qui e ora con il contatto, l’amicizia, l’amorevole benevolenza, la comunicazione.



venerdì 17 ottobre 2014

L'universo non ha un centro




C’è un libro di poesia che dà voce alla gratitudine, alla carità e all’amicizia e si apre con queste parole:


“Alle amiche e agli amici, al mio Maestro che ha 2557 anni, a chi amo, a chi mi ama, ai monaci della foresta, agli indifferenti e agli spaventati dell’amore e dell’amicizia, ai vivi, ai morti, e ai mai nati, ai sopravvissuti, a tutti gli oggetti del lavoro umano, tavoli, sedie e letti, e pane e vino, e orti, e a tutti i cari, furiosi o delicati, animali, quelli che hanno vissuto con me e quelli appena intravisti, quelli che mi hanno azzannato e graffiato e quelli che mi hanno accarezzato e fatto ‘muso-muso’, quelli che ho mangiato, quelli che lavorano, agli alberi vecchi e giovani, solitari e scoievoli, al fondo del mare, alle onde una a una, ai granelli di sabbia, alle nuvole, alle montagne, ai sassi, alle conchiglie, ai fiumi, alla terra terra, ai temporali, alla grandine, alle pozzanghere, all’erba, al ghiaccio, ai tuoni, ai fiori, alle mani e a tutto il corpo, al vento, ai vulcani, ai laghi, alla nebbia, agli abbracci e alle parole, ai deserti, alle steppe, ai frutti e alle verdure, alle foreste, ai fulmini, a tutte le facce del sole, agli  astri, al cielo che arriva fino a terra, alla pioggia, alla prediletta neve, alla luna di cui porto il nome, alla notte, alla luce, all’universo che non finisce, alla voce del silenzio, al senza nome, alla divina compagnia, grazie e grazie”

Il libro si intitola  La bambina pugile ovvero La precisione dell’amore, è stato edito da Einaudi nel 2014, lo ha scritto Chandra Livia Candiani, che è anche traduttrice di testi buddhisti e tiene corsi di meditazione.

In copertina, venendo incontro, Chandra ci offre le sue istruzioni per abbracciarsi:

 

L’universo non ha un centro,

ma per abbracciarsi si fa così:

ci si avvicina lentamente

eppure senza motivo apparente,

poi allargando le braccia,

si mostra il disarmo delle ali,

e infine si svanisce,

insieme,

nello spazio di carità

tra te

e l’altro.






giovedì 4 aprile 2013

Lettera agli amici


 

La gioia più profonda nella vita dell’essere umano -alla portata dell’uomo comune, che non ha rango o ricchezze, quella gioia che non ne ha bisogno per essere perseguita e realizzata- sta nel conoscere se stesso, nel liberare se stesso dai propri attaccamenti e nel portare questa luce calda di conoscenza e di liberazione nelle relazioni con gli altri esseri viventi.

Tutto il resto viene dopo e può dare contentezza e soddisfazione, ma se non si accompagna al prima sarà meramente compensativo e destinato al tirare avanti.

Soltanto quella gioia può sostenere la gentilezza, la consapevolezza e la calma in tutte le circostanze, piacevoli e spiacevoli.