sabato 3 settembre 2016

Amicizia



In una lettera a Lucilio, Seneca si chiede come riconoscere il progresso spirituale e risponde con le parole del filosofo stoico Ecatone: “Ho cominciato a essere amico di me stesso.”

Questa amicizia inizia con “il vedere i difetti prima ignorati”: un vedere che “è indizio di un animo che ha fatto progressi”. Attenzione: ci si riferisce ai propri difetti non a quelli altrui -vedere i quali, magari anche quando non ci sono, è indizio del contrario: di un animo che non ha fatto progressi, e che, si potrebbe aggiungere, continuando così, non li farà mai.

Essere amico di me stesso comprende il non lasciarsi imprigionare dalle preoccupazioni in un cerchio chiuso al cui centro troneggiano l’io e il mio ma piuttosto vedersi come essere vivo, sensibile e attento. Comincio a essere amico di me stesso avendo cura di me. Evito quello che non è salutare, identifico e riconosco i miei stati mentali, le parole che dico, i comportamenti che metto in atto. Inoltre la pratica di questa amicizia mi ricorda di non trascurare per pigrizia o per sfiducia le azioni che mi portano in dono coraggio e forza.

Non per caso Seneca afferma che grande è il progresso di chi si fa amico di se stesso: “Non rimarrà più solo.”


Le citazioni sono tratte da Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio, Rizzoli

1 commento:

  1. “Un malinteso frequente- scrive Corrado Pensa in Amore equanime, pubblicato su Sati n.2, 2016- è quello di identificare il bene esclusivamente con tutto ciò che è solidarietà e servizio attivo. Il che è un aspetto importante del bene, ma certamente non l’unico. Infatti se vogliamo che l’amore del bene sia autentico, dobbiamo pervenire a quella pietra miliare che è l’amore per se stessi, fondamento ineludibile per curare noi stessi dall’attaccamento e dall’avversione.”

    RispondiElimina