mercoledì 14 settembre 2016

Amorevole benevolenza







Una persona cui sono vicino e che non è ufficialmente su un cammino interiore mi ha donato, senza l’intenzione di farlo, e senza presunzione, una bell’esempio di amorevole benevolenza.
Questa persona mi diceva che stava per andare a un appuntamento con una sua amica che anch’io ho incontrato qualche volta.

-Come fai a sopportarla?

E’ una persona che vedo ogni tanto. Ha la famiglia, i colleghi, sì, eppure è molto sola. E ancora più sola la rende il fatto di non riuscire a lasciar andare l’osservazione che le pare critica nei propri confronti, l’espressione che le suona poco gentile o irrispettosa. Non può dimenticarla ed è costretta a ritornarci sopra, a rimuginare e si isola con i suoi pensieri negativi.

-Capisco. Eppure non riesco a tollerare il fatto che parli a valanga senza lasciarti un minimo spazio...


E’ vero. Al massimo ti fa dire due parole e subito riprende a esternare a ruota libera. Ma io non mi aspetto di essere ascoltata o di svolgere una interessante conversazione. So che ogni tanto chiederà: “E tu che mi dici?”, e che quando avrò pronunciato due parole mi interromperà subito con qualche frase del tipo, “Sai quella lì... Ti ricordi, sì?”, e prima ancora che io risponda sarà già partita di nuovo...

-E allora dov’è la comunicazione?

Infatti non la incontro per quello, lo faccio per benevolenza. Quando non ne posso più mi consento di distrarmi e respiro. La cosa più importante è che lei si senta voluta bene, che non si senta esclusa e rifiutata...




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