Senza attenzione la vita non sarebbe
davvero vissuta ma scorrerebbe via tra abitudini e conformismi. Attraverso
l'esercizio paziente dell'attenzione che, nonostante la corrente avversa delle
distrazioni, mi riporta al presente posso cercare di dare uno sguardo
dall'interno alla mia vita. Quando perdo il filo dell'attenzione occorre che
ritorni ad essa. Tutto quello che mi viene incontro in ogni momento di
attenzione è in quel momento la mia vita. Non posso arrivare ad apprezzarla se
non offro la mia attenzione.
Se mi distraggo ho delle possibilità
di ritornare al momento presente: la gratitudine per un giorno di sole o per una
camminata, la parola data o ricevuta da un amico, la generosità
nei confronti di chi mi chiede ascolto, la pazienza per una incombenza
faticosa, il raccoglimento nel silenzio, la meditazione nella quale prescindo
da ogni risultato utile e testimonio con il mio essere presente il momento
presente...
Talvolta però dimentico che
attenzione non è riservata a quel che mi piace, ai momenti gradevoli: ancora più
importante per creare coraggio ed equanimità è l’attenzione quando illumina il
momento che stride, che infastidisce, che non piace. E che non va cacciato via
perchè la vera attenzione è a quello che c'è così com'è. Il resto è
compiacenza.
E' un passo importante inciampare nella pietra del non mi piace, mantenere l'attenzione aperta a
quello che non mi piace e sentirne il sapore, sentire com’è.
E’ importante perché comporta l'esperienza diretta
del fatto che le sensazioni nascono e muoiono e di essere noi stessi
vulnerabili e di passaggio. Una esperienza che può aprire la porta non
all’indifferenza e alla negatività bensì alla fiducia, alla compassione e a una
iniziale consapevolezza di essere connessi con l’intero universo.
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