Il rimedio alla
solitudine e alla mestizia, il farmaco creato in proprio che cura e guarisce, il ritrovato alchemico che non presenta controindicazioni, ha due
componenti. Il primo è la generosità, il secondo è il
coraggio - poiché del resto la generosità è una forma di coraggio, di apertura
‘nonostante’ tutto, di disponibilità non necessariamente e non subito
contraccambiata, di fiducia verso un frutto che non è ancora maturo nè conosciuto, possiamo
dire che la generosità già contiene in sé una buona dose di coraggio.
Offrire quello
che si ha, quello che si può, quello che si è esperienziato direttamente, essere generosi di attenzione, di ascolto, di presenza,
di tempo, di sostegno, di contentezza, di buonumore, di collaborazione è essere in relazione. Ecco perché la prima forma di
generosità è la benevolenza amorevole per gli altri e per se stessi, non infierendo su di sé
con i sensi colpa e i rimpianti, che ci amareggiano e ci isolano e dividono dagli altri.
Se riflettiamo
sui nostri stessi timidi passi e stentate esperienze nell’ ‘altro’ mondo della generosità,
capiamo come questa pratica rappresenti una conversione rispetto a
condizionamenti e comportamenti che fin da piccoli abbiamo considerato, e tuttora consideriamo, ‘naturali’ e che sono una
delle cause determinanti del nostro isolamento: la tendenza a vedere tutto
attraverso il prisma del proprio ‘io’, per cui ‘naturalmente’ ci aspettiamo che
il ‘mio’ sia il centro del mondo, e che anche persone depresse, affaticate, afflitte o malate si mettano al servizio nostro, delle nostre aspettative e comodità, dai genitori ai parenti, figli, amici, maestri, studenti, conoscenti…
La generosità
ha la precedenza assoluta su altre medicine e palliativi, quali l’analisi riguardo alle
origini della solitudine che soffriamo, il cercare di svagarsi per non pensarci
troppo o anche la ricerca di compagnia -infatti la ricerca di compagnia che non
si accompagna alla generosità e al discernimento non può che essere ‘a
termine’, e il conforto che arreca è dipendente dalla presenza fisica di “altri”.
La generosità,
anche se inizialmente faticosa, ha un dinamismo che dà sollievo e
incoraggia nel cammino. Inoltre aiuta a non impantanarsi in quelle ricerche meramente intellettuali o concettuali che declinano spesso in circolo vizioso e senza buonuscita.
Caro Michele
RispondiEliminafinalmente detesto la solitudine, troppo a lungo ho preteso di amarla,
dedicandomi a lei come a un dono: ( la mia preziosa sorellina ambiziosa...necessaria al riscatto...): del resto...in ossequio al Foscoliano o a un più popolare retaggio, quale altra eroina può legittimamente affiancarsi all' eroe immaginario di noi stessi ?
: - Maciste resta con noi ! - supplicavano il prode i suoi nuovi amici
conquistati con ulteriori mille eroismi...
:- non posso... devo andare.. - rispondeva Maciste imperterrito ...
ma dove? '' andare sempre non importa dove... '' diceva un poeta...
il film finiva sempre con l' immagine del nostro eroe in dissolvenza
stagliata verso il tramonto...
Onore pertanto all' eroica solitudine ! Eppure...è cosa ben nota che l' eccesso di dedizione si trasforma in soggezione, e non è facile stabilirne i confini : si può restare per anni in ostaggio della solitudine '' inchiodati ''
ad un eterno presente e senza averne coscienza mortificare ogni impulso di '' apertura'' al nuovo e all' incerto.. l' esatto contrario delle sue mitologiche virtù...
Per quanto mi concerne, ho potuto trarre sporadici benefici dalla solitudine solo quando, costretto da un surplus di sofferenza e immobilismo ,mi sono trovato a mettere '' sotto osservazione'' questo sentimento di vuoto e sgomento e sono riuscito ad operare una sorta di separazione tra me e la solitudine: ( qualcosa di incompatibile con la sua natura egemonica ) :e tutto ciò ha sortito piccoli spiragli di consapevolezza e speranza.
Qualcuno più saggio di me ha teorizzato che il '' significato '' ultimo di un carattere si '' disvela '' al compimento del suo percorso...
: mi piace pensare che prima del '' saldo '' riesca ad affrancarmi dalla morsa della solitudine nella misura necessaria a vivere
l' amore assoluto
la vera amicizia
e tentare il racconto...ad esempio
di mio padre e mia madre...
chiedo troppo ? Forse... del resto...
ciao Mic il tuo amico da scoprire
Carissimo e vero amico,
RispondiEliminasono molto contento di aver letto e di poter rileggere la tua bella lettera e le tue utili e puntuali riflessioni.
Devi assolutamente "tentare" il racconto di tuo padre e tua madre.
Ciao, a presto Mic