Mi chiedo se non ci voglia ancora la
capacità del silenzio e ancora prima
spogliarsi nudi alla gentilezza
quella danza a fil di sonno che
tutto allarga schiara di una luce sola
solitudine compresa
cantarne la gioia
placare la furbizia dell’alba
di Paola Febbraro, da Stellezze, LietoColle, 2012
Paola Febbraro è nata a Marsciano, in provincia di Perugia, e ha vissuto e lavorato a Roma fino alla morte, nel maggio del 2008.
In "Fammi restare con te lavorìo del mondo" (nella raccolta del 2001, La rivoluzione è solo della terra) sono versi gioiosi e unitivi i versi di Paola che dicono, rivelatori: "porta via da me questo non fare questo credere di non stare facendo", e dunque: "non darmi queste ultime parole: rovinami tu!" Versi veri, il "credere di non stare facendo" è una falsa credenza, fondamenta dell'ignoranza e dell'isolamento dell'io nella sua prigione cognitiva, rappresentativa, concettuale, sia essa autoamministrata sia supposta nell'amministrazione sociale.
Perchè anche quando crediamo di esserne fuori o ai margini siamo nel "lavorìo del mondo", un pensiero attento partecipe, una parola attenta presente ce lo rivela, anche inaspettatamente: sei, sei con il lavorìo del mondo..
Non ci si stanca di ascoltare e di capire la poesia di Paola, con l'orecchio teso al disvelarsi di inedite estensioni del suo suono, e del proprio udito.
In "A fil di sonno" i suoni si imprimono nel cuore, con una loro qualità ispiratrice, che mette seme in solchi di cui saggiano il dissodamento e la profondità.
Invitano a esplorare “la capacità del silenzio” e “la gentilezza che tutto allarga schiara”a chi, ancor prima, si sia spogliato nudo..
"Raramente capita di incontrare tanta immediata purezza di intenzioni espressive -ha scritto Marcella Corsi di Paola- tanta aderenza al ritmo, spezzato e insieme naturale, dell’esistenza degli umani di sesso femminile, e un linguaggio poetico così capace di rendere quello che il corpo sa nella sua interezza di intuito, concretezza, intelligenza."In "Fammi restare con te lavorìo del mondo" (nella raccolta del 2001, La rivoluzione è solo della terra) sono versi gioiosi e unitivi i versi di Paola che dicono, rivelatori: "porta via da me questo non fare questo credere di non stare facendo", e dunque: "non darmi queste ultime parole: rovinami tu!" Versi veri, il "credere di non stare facendo" è una falsa credenza, fondamenta dell'ignoranza e dell'isolamento dell'io nella sua prigione cognitiva, rappresentativa, concettuale, sia essa autoamministrata sia supposta nell'amministrazione sociale.
Perchè anche quando crediamo di esserne fuori o ai margini siamo nel "lavorìo del mondo", un pensiero attento partecipe, una parola attenta presente ce lo rivela, anche inaspettatamente: sei, sei con il lavorìo del mondo..
Non ci si stanca di ascoltare e di capire la poesia di Paola, con l'orecchio teso al disvelarsi di inedite estensioni del suo suono, e del proprio udito.
In "A fil di sonno" i suoni si imprimono nel cuore, con una loro qualità ispiratrice, che mette seme in solchi di cui saggiano il dissodamento e la profondità.
Invitano a esplorare “la capacità del silenzio” e “la gentilezza che tutto allarga schiara”a chi, ancor prima, si sia spogliato nudo..
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