L'unico dell'anno vecchio o il primo dell'anno nuovo?
Per David
Chadwick: “Il punto dei discorsi di Suzuki non era di dire la verità come egli
la vedeva, ma di liberare le menti dagli ostacoli, così che potessero includere
le contraddizioni.”
Restare
chiusi nella propria piccola mente, per quanto benintenzionata e fedele
all’ortodossia buddista, alla correttezza, alla coerenza morale o al senso
comune serve essenzialmente all’autorassicurazione, e può essere dannoso e
controproducente. “The way that helps will not be the same. It changes
according to the situation.” Quel
che è di aiuto non è sempre lo stesso, cambia in accordo alla situazione. La
flessibilità è indispensabile per rendersi utili e d’aiuto alla società.
Il 31
dicembre 1945, durante il periodo dell’occupazione americana, il tempio di
Shunryu Suzuki, Rinso-in, ferveva di entusiasmo e preparativi per festeggiare
l’Anno Nuovo.
“La
gente era ancora depressa a causa della guerra, ma Shunryu sentiva che questa
settimana di festa e di rivitalizzazione poteva aiutarli a sollevarsi” racconta
Chadwick. “In qualche modo -diceva
Suzuki- inganniamo noi stessi e ci
godiamo l’ultimo giorno dell’anno. Questo si basa sull’approccio buddista alla
vita. Momento dopo momento dobbiamo rinnovare la nostra vita, non dovremmo
restare attaccati alle vecchie idee di cos’è la vita o qual’è la nostra
concezione della vita. Specialmente a fine anno dovremmo rinnovare completamente i nostri sentimenti e
ripulire completamente anche le nostre automobili. Se restiamo sempre attaccati
a vecchie idee e ripetiamo sempre la stessa cosa, allora siamo prigionieri nel
nostro vecchio modo di vita. Qualche occasione di effervescenza e di festa è necessaria
per darci coraggio.”
L’auto-inganno
e il godimento sono talvolta necessari e
utili per non soccombere alle vecchie idee e alla ripetizione. La priorità va
al rinnovamento completo, al non “restare prigionieri nel nostro vecchio modo
di vita”. Occorre non restare
prigionieri di niente: non del patriottismo e del nazionalismo né del
buddhismo, non della “old time religion” né della sua cancellazione in nome di
altri ‘ismi’, non della crisi nè del superamento della crisi, non di come eravamo nè di come potremmo essere.
"Dovremmo
capire le cose non da un punto di vista soltanto. Chiamiamo qualcuno che
capisce le cose esclusivamente da un lato tambankan.
Una mente attaccata alle vecchie idee e alla ripetizione e chiusa alle
contraddizioni è –diceva Suzuki- la mente di un ‘tambankan’.”
Tanti auguri di rinnovare la nostra vita, includere
le contraddizioni, festeggiare l’Anno nuovo.
ho letto dopo tanto tempo il tuo blog, caro Michele. Ho aperto la pagina pensando che non ci potessa essere niente di adatto per me adesso, una leggera e convinta celebrazione di questi giorni, di buon auspicio per il resto dell'anno. E invece ho trovato parole inaspettatamente incoraggianti a celebrare, a non sentirsi in colpa di gioire, di chiacchierare per ore, di celebrare mentre si sa che la vita e' difficile. Grazie.
RispondiEliminaBuon anno!
Quello che troviamo non è quanto ci aspettavamo, alla fine dell'anno, nel bel mezzo della strada, nel corso di una relazione, non sempre ci piace, eppure talvolta riusciamo ad accoglierlo, anche se non ci piace. E questo movimento non automatico dell’accogliere ci rende più coraggiosi e più radicati, e disvela dentro di noi ambienti sconosciuti. Questo è un passaggio dal vecchio al nuovo che non rinnega e non rivendica. Grazie Cri!
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