martedì 9 giugno 2015

Segui il corso dell'acqua







Che cosa ci "spinge a riproporre sempre le solite modalità", benchè nei momenti di consapevolezza non ne siamo per niente persuasi, benchè così facendo ci incartiamo, andiamo in confusione, in complicazione, in colluttazione, con noi stessi e con la realtà; che cosa ci spinge?

Ci spinge la forza chiamiamola d'inerzia, delle abitudini, di una "perversa familiarità" con il passato che abita nei recessi del cuore (e che va in senso inverso alla forza del cambiamento e alla fiducia) e mette in luce che la nostra pratica non è sveglia e viva.

E ci spinge l'orgoglio, cioè un attaccamento penoso e masochista a una identità, probabilmente obsoleta, da lasciare andare... con una espirazione, inchinandosi energicamente e con umiltà al momento presente.

E' tutto qui, ed è così semplice, ma non facile da realizzare; occorre proprio volerlo, la liberazione è una pratica che comprende l'intenzione e lo sforzo.

Il maestro Zen Ta-mei Fa-ch'ang, nella Cina tra la fine dell'ottavo e i primi decenni del nono secolo, abitava in una capanna d'erba nel fondo della montagna, si vestiva di foglie di loto giganti e si cibava di pinoli. Una volta un prete che si era perso gli chiese del sentiero per il villaggio, Ta-mei rispose: “Segui il corso dell’acqua.”

Questo significa, dice la maestra Zen Shundo Aoyama, che se sem-pli-ce-men-te seguirai l'acqua troverai la strada per uscire dalle montagne.

Non spingere l’acqua, né frenarla, non alterarne il corso e neppure costruire dighe, devi sem-pli-ce-men-te fluire senza intoppi e senza creare ostacoli.








2 commenti:

  1. GRAZIE ,HO TROVATO LE PAROLE
    DI CUI AVEVO BISOGNO ORA , HO CERCATO QUI DA TE
    SAPEVO CHE AVREI TROVATO CONFORTO

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