Talvolta ci sediamo in zazen e ci aspettiamo
qualcosa di speciale, sensazioni elevate, pace, estasi –abbiamo
in mente un’agenda piena di obiettivi e di traguardi e li
portiamo con noi sul cuscino. Persuasi di avere diritto a sempre nuovi piaceri
e gratificazioni, tutto ciò che non rientra nella cornice del compiacimento
crea torpore o scontento e un automatico ritrarsi seguito da giudizio negativo. Ecco
perché molti abbandonano. Ma non è così male né insensato praticare con la
scomodità, accogliere lo spiacevole, stare
nel luogo della difficoltà. Aprirsi alla paura e all’incertezza. Anzi, può
essere proprio quel di cui abbiamo bisogno e da cui proteggiamo quell’immagine
di noi stessi e del mondo che preclude il risveglio alla realtà così com’è.
sabato 26 novembre 2016
domenica 13 novembre 2016
Perchè medito?
Un gruppo di meditanti, per non
dare per scontata la meditazione e per condividerne l’esperienza, si sono
chiesti, ‘Perché medito?’
Ecco alcune risposte, a cui chi
vuole può unire, con un commento, la propria voce.
-
Medito, quando
medito, per sentire il silenzio.
-
Io, per sentire
il corpo e rilassarmi nel momento presente.
-
Per non
preoccuparmi delle preoccupazioni. Sono solo pensieri.
-
Per addestrarmi a
espirare quando mi sento oppresso da un pensiero o da una preoccupazione.
-
Per la felicità
di lavare i piatti con consapevolezza.
-
Per fare una
pausa consapevole.
-
E io per imparare
a essere amico di me stesso.
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