Talvolta ci sediamo in zazen e ci aspettiamo
qualcosa di speciale, sensazioni elevate, pace, estasi –abbiamo
in mente un’agenda piena di obiettivi e di traguardi e li
portiamo con noi sul cuscino. Persuasi di avere diritto a sempre nuovi piaceri
e gratificazioni, tutto ciò che non rientra nella cornice del compiacimento
crea torpore o scontento e un automatico ritrarsi seguito da giudizio negativo. Ecco
perché molti abbandonano. Ma non è così male né insensato praticare con la
scomodità, accogliere lo spiacevole, stare
nel luogo della difficoltà. Aprirsi alla paura e all’incertezza. Anzi, può
essere proprio quel di cui abbiamo bisogno e da cui proteggiamo quell’immagine
di noi stessi e del mondo che preclude il risveglio alla realtà così com’è.
Perche' questo sempre cercare di portare l insondabile profondita' dell esistenza alla superfice della vita? Se immenso e' il mistero non ha neppure limiti l interpretazione possibile della umana realta'...sommessamente direi che stai trascurando questo aspetto che rendeva cosi'ineressante il tuo blog
RispondiEliminaCaramente il tuo amico da scoprire
caro amico, grazie per il tuo commento, ne farò tesoro -e tu cerca di farti scoprire, se ci tieni, come me
RispondiEliminaMichele