Siamo indifferenti o disattenti
alle condizioni di mente e di cuore in cui viviamo abitualmente? Siamo divenuti
insensibili all’orientamento dei nostri pensieri, alla loro pesantezza o
tossicità? Diamo per scontati i nostri stati d’animo, ancorchè scoraggianti e
deprimenti? Oppure la nostra ricerca “spirituale” si disinteressa e ha smesso
da tempo di vedere il nostro aspetto fisico, il nostro portamento? E’ il
momento di realizzare che le nostre intenzioni e motivazioni, le nostre
riflessioni, sono connesse con l’ambiente interiore in cui viviamo, e anche quando non ne siamo consapevoli ne sono profondamente
influenzate, in particolare se esso è segnato da negatività, abbandono,
rassegnazione, sfiducia.
Molti sono i versi del Dhammapada, il classico libro della
scuola del buddhismo antico, che ci richiamano alla realtà delle emozioni e dei
modelli mentali in cui nel nostro viaggio nell’esistenza terrena possiamo
restare impigliati e anche perderci, e di quel che ci offre sostegno e gioia. Leggendo
il Dhammapada ci viene naturale
vederci come viandanti del cuore, visualizzare le strade che percorriamo nel
mondo come sono predisposte dalla nostra realtà mentale, dai suoi meccanismi,
spesso inconsci, dalle abitudini, dalle distrazioni. E possiamo, grazie alla pratica
di consapevolezza, realisticamente impegnarci a prenderci cura della
mente-cuore, sostituire la trascuratezza con la sollecitudine, la paura e la
negatività con l’intenzione positiva, l’ostilità con la gentilezza amorevole, e
capiamo che da qui si diramano le strade che prendiamo.
Un noto insegnante di pratica
della consapevolezza, Jack Kornfield, ha scritto un libro intitolato The Wise Heart in cui invita a praticare
con fiducia la sostituzione di pensieri negativi con pensieri positivi. Raccomanda
l’attenzione alle occasioni in cui i pensieri distruttivi emergono, qual è il
bersaglio del loro criticismo, quali frasi utilizzano, da dove vengono queste
frasi e che tipo di reazione generano nell’organismo, la vergogna, il giudizio
devastante, la denigrazione sistematica. Una volta che la consapevolezza degli
attacchi di negatività è sentita, Kornfield sollecita a crearsi un antidoto,
due o tre semplici frasi che rovescino la falsità insita nei pensieri non salutari,
“La vita è preziosa”, “Userò bene questo giorno”, o esprimano l’opposto della
vergogna e dell’autosvalutazione, “Vivrò nobilmente e dignitosamente”, o
l’opposto dell’ansia, “Vivrò con fiducia”. O potranno essere basate su
espressioni desunte dalla pratica dell’amorevole gentilezza:
Che io possa amare me stesso
proprio come sono.
Che io possa sentire in me il
merito e il benessere.
Che io possa aver fiducia in
questo mondo.
Che io possa aver compassione per
me stesso.
Che io possa accogliere con
compassione la sofferenza e l’ignoranza di altri.
A questo punto ogniqualvolta
notiamo la presenza di pensieri distruttivi, inquinanti, ci fermiamo e
intenzionalmente sentiamo la sofferenza che portano, tiriamo un respiro,
tratteniamo il senso di sofferenza con gentilezza e poi mentalmente recitiamo
le frasi che abbiamo scelto. Le ripetiamo comunque, che ne siamo o no convinti,
come un antidoto alla sofferenza. Passerà del tempo prima che ci rendiamo conto
che funzionano ma succederà. Forse sarà prima necessario passare attraverso più
acute difficoltà e sofferenze ma succederà. Come semi che vengono piantati,
insegna Kornfield, percepiamo con tenerezza ogni frase - come lasciando cadere
semi di compassione e di cura nella nostra mente e corpo. Piantiamo queste
frasi di gentilezza e piano piano, mentalmente, notiamo come la mente e il
cuore diventino una fonte di nutrimento e di forza nel cammino.
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