Sembra che Virginia Woolf pensasse che
quando si ha uno spirito non inquinato dall’amarezza, come Jane Austen, si possa anche guardare negli occhi l’amarezza seminata a piene mani nel mondo dalla
sofferenza e dalla paura; e se non ci si lascia tentare dal dire alle persone
come dovrebbero vivere, tutta la vita possa essere un oggetto d’amore come lo è stata per Jane Austen.
“Veniva così naturale a Jane Austen
descrivere le persone attraverso i loro difetti, che vi fosse stata una goccia
di amarezza nel suo spirito, i suoi romanzi ci avrebbero dato il ritratto più
coerentemente satirico della vita che possa esserci. Apriteli alla pagina che
volete: sarete quasi certi di incappare in qualche passaggio che mirabilmente
satireggia le assurdità dell’esistenza…le satireggia, ma senza amarezza, in
parte senza dubbio perché lei era felice della sua vita, in parte perché non
desiderava che le cose fossero diverse da come sono. Per il suo gusto, la gente
non sarebbe mai potuta essere troppo assurda, la vita mai troppo piena di cose
buffe e singolari, e quanto al dire alle persone come dovrebbero vivere, che
costituisce il motivo della satira, avrebbe alzato le mani per la sorpresa al
solo pensiero. La vita stessa: era quello l’oggetto del suo amore, del suo
studio attento, era quella la ricerca che riempì gli anni non registrati e
portò a esprimersi la «quieta intensità della sua natura», facendola sembrare
al mondo esteriore un po’ critica e distaccata, e «talora molto austera.”
da uno scritto di
Virginia Woolf che accompagna Ragione e
sentimento (Sense and Sensibility) nella edizione
Mondadori, Oscar Classici
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