venerdì 9 agosto 2013

Lo scopo della pratica




Lo scopo della pratica non è sentirsi meglio ma imparare a vedere. Abbiamo bisogno di esaminare il nostro sistema, capire come perdiamo energia tramite le reazioni e le strategie abituali. Dobbiamo imparare ad arrestare queste perdite, in modo da non trovarci continuamente svuotati quando affrontiamo la vita quotidiana.

Ad esempio, quando siamo in preda alla rabbia, ci tagliamo fuori dall'immagine complessiva e dal senso della nostra essenziale connessione. Se vedessimo chiaramente le nostre reazioni emotive di rabbia, sarebbe evidente che ci svuotano e che limitano la nostra vita. Capiremmo che sono forme di avversione alla vita, che ci separano e ci chiudono.

Eppure, anche se con la nostra rabbia facciamo del male a noi stessi e agli altri, ci aggrappiamo con sconcertante tenacia a questa emozione limitante. Anche se continuiamo a causare dolore perdendo energia attraverso le reazioni emotive di rabbia, anche se riduciamo la vita a un'esistenza di meschino egocentrismo, seguitiamo ad abbandonarci a pensieri e comportamenti rabbiosi con una cocciutaggine che sfida il buon senso.

Cosa scatena realmente la rabbia? Quando la vita non è come la vorremmo, reagiamo. Se abbiamo delle aspettative, ci aspettiamo che vengano soddisfatte. Se abbiamo delle esigenze, esigiamo che vengano soddisfatte. Se abbiamo dei desideri intensi, non siamo paghi fintanto che non vengono esauditi. Benchè la vita sia neutrale, priva di qualsiasi inclinazione ad adeguarsi alle nostre immagini ideali, continuiamo a credere che dovrebbe seguire il corso desiderato. E quando non lo fa, il risultato è spesso la rabbia, in una forma o l'altra.

da Essere Zen, di Ezra Bayda, Ubaldini











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