sabato 12 ottobre 2013

Che cos’è un’emozione?





 
L’emozione è l’abituale tendenza ad aggrapparsi a ciò che avviene nella nostra mente,
tendenza che ci fa automaticamente categorizzare le nostre esperienze a seconda che il
nostro ego le trovi attraenti (desiderio), non attraenti (rabbia) o neutre (ignoranza).
Maggiore è questa tendenza ad aggrapparsi, più forte sarà la nostra reazione, e il processo
continua fino al punto nel quale esso irrompe nella nostra coscienza mentale
manifestandosi come quei sentimenti a noi tutti noti che normalmente chiamiamo
emozioni.
 
Le reazioni sopra menzionate (desiderio, rabbia, ignoranza) sono tradizionalmente
indicate come i ‘tre veleni’, a cui si sommano altre due reazioni ‘emotive’ primarie quali il
considerare la propria esperienza individuale come predominante (orgoglio) e giudicare
la propria condizione in relazione con l’oggetto percepito (gelosia).
 
In questo modo si parla di cinque veleni principali. La parola veleno è usata perché queste
reazioni contaminano la nostra mente e ostacolano il manifestarsi della sua innata
saggezza.
(...)
Le emozioni appaiono a causa delle condizioni create dalla nostra mente ‘velata’. La
nostra coscienza fondamentale, che è attualmente in una condizione di ignoranza,
proietta da sé l’idea di un mondo sperimentato attraverso i cinque sensi, i cinque organi
sensoriali e la loro interazione con i corrispettivi oggetti esterni. A causa delle nostre
precedenti abitudini, la mente proietta immagini che poi considera separate da sé stessa.
Queste quindi diventano forme che vengono percepite come oggetti visibili, suoni che
divengono oggetti della nostra capacità uditiva, ecc. La presenza di questi oggetti
apparentemente indipendenti perturba la mente, e questo a sua volta determina il sorgere
delle emozioni.

Per esempio, quando i nostri occhi vedono una forma, il processo non si limita a questo,
ma immediatamente una nostra reazione appare. Quando troviamo tale forma piacevole,
ne veniamo attratti. Se la troviamo spiacevole o repellente, la rifiutiamo e vogliamo
allontanarcene. Lo stesso succede nel caso di tutte le altre nostre informazioni sensoriali,
sia nel caso che sentiamo, annusiamo, gustiamo o tocchiamo qualche cosa.
Ogni volta che gli organi sensoriali sono in funzione dovremmo guardare direttamente
alla vera essenza di ciò che sta accadendo. Gradualmente arriveremo a vedere che
l’oggetto che stiamo percependo è in realtà solo la mente in azione. Non essendone
distinto o separato, l’oggetto è la mente stessa, e non c’è quindi alcuna necessità di creare
una dualità artificiale mantenendo una netta distinzione tra soggetto e oggetto. Se
guardiamo all’essenza di questa non dualità — la vera natura sia dell’oggetto che della
mente che lo percepisce — scopriremo l’essenza della mente stessa.
da "Change of Expression. Working with the Emotions" di Lama Gendün Rinpoche



6 commenti:

  1. Sembra caro michele , la pagina che proponi, estrratta dal manuale d istruzioni dell aggeggio che non c è. ..insomma ... per quanto possa interessarti io preferivo il tuo blog al suo esordio dove trovava più spazio la poesia che meno pretenziosa costeggia armonia e mistero adopportuna distanza e fforse propio per questo riesce alle volte a fartene percepire il balugginare... naturalmente sono felice del fatto che tu non terrai in nessunissimo conto queste mie considerazioni e continuerai a proporre ricette che pretendono di far passare la fame al solo leggerle..perche é di questo che abbiamo bisogno il tuo amico da scoprire

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  2. Interessante questa analisi sull'origine delle emozioni. Al riguardo però vorrei fare alcune considerazioni:
    1) Le emozioni non sono solo negative. Esse sono anche la nostra partecipazione passionale al mondo, sono la molla che ci spinge a vivere, a cercare, a lottare, a creare; sono la condizione che ci induce ad esprimerci e a produrre la musica, la poesia, l'arte e persino la scienza.
    2) Non credo che il dualismo tra soggetto ed oggetto sia una costruzione artificiosa della mente. Qualunque esperienza si basa sulle realtà distinte di un soggetto che sperimenta (individuo) e di un oggetto che fornisce i dati dell''esperienza (mondo). Il mondo esiste indipendentemente da chi lo osserva.
    3) Sicuramente l'immagine del mondo che scaturisce dall'esperienza soggettiva è una costruzione della mente dell'osservatore. Pertanto tale immagine non può essere un elemento di conoscenza oggettiva del mondo.
    4) La mente riflette il mondo e fa parte del mondo. Quindi la conoscenza del mondo porta alla conoscenza della mente, cioè alla consapevolezza.
    5) E' possibile passare dalla percezione soggettiva alla conoscenza oggettiva? E se ciò è possibile, come si può realizzare questo processo?
    Per questa domanda non ho risposte precise ma sono ottimista e ritengo che si tratti di un processo infinito nel quale risiede il senso della condizione umana. Ritengo inoltre che questo processo si basi sulla comunicazione, sulla partecipazione, sulla condivisione, tutte attività che fanno riferimento ad un impulso unico, espresso efficacemente dalla parola AMORE.

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  3. Per il mio amico, ancora, da scoprire- e per tutti gli amici e le amiche:

    Il granaio è bruciato.
    Ora nulla mi ostacola
    la visione della luna.

    Mizuta Masahide (1657-1723)

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  4. Giocando a fare " l avversario " e seminando zizzania , a volte si ottiene una rosa...grazie per avermela fatta scoprire michele e per l attenzione tuo amico da scopprire che ora ti lascerà in pace prima di diventare molesto ciao ognibuona cosa

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  5. Un esercizio che pratico, e' cercare di fare un inventario completo delle mie fortune e poi una giusta accettazione dei miei numerosi doni: sia materiali che spirituali. A questo punto tentò di raggiungere uno stato di gioiosa gratitudine. Quando una tale manifestazione di gratitudine viene ripetutamente confermata e meditata, può finalmente soppiantare la naturale tendenza a congratularmi con me stesso per qualsiasi progresso possa essere stato messo in grado di fare in alcuni ambiti della vita. Cerco in ogni modo di mantenermi ben ancorato alla verità che un cuore pieno e grato non può nutrire grande presunzione. Quando trabocca di gratitudine, il pulsare del cuore di ognuno deve sicuramente risolversi in amore verso gli altri, la più bella emozione che possiamo conoscere.
    Il linguaggio del cuore, pag 347

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  6. Ringrazio "l'amico da scoprire" per i suoi interventi per me non è molesto anzi mi auguro che intervenga spesso ciao

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