Quella persona cammina ma sta pensando a qualcosa che
la trattiene e la piega da una parte, una indecisione, un rimpianto, una
preoccupazione.
Un’altra parla e parla e cerca di spingere tutti
dentro l’ambiente costruito dal suo monologo.
Le espressioni tirate del viso, il tono della voce, la
postura rendono manifesti gli attaccamenti che ci caratterizzano.
Ecco l’importanza del rilassamento, che comprende la
meditazione seduta e gli esercizi fisici.
Un ritiro meditativo può essere anche impegnativo, le
sessioni dedicate agli esercizi fisici creano l’allegria e il buonumore, facilitano
l’apprendimento e sdrammatizzano lo sforzo di restare fermi, e vigili, durante
zazen.
Ma anche nella vita quotidiana, gli esercizi e piccole
pause meditative, interrompono salutarmente la reiterazione e l’avvitamento nel
pensiero cumulativo.
Gli esercizi li possiamo apprezzare e comprendere esclusivamente
dall’interno, attuandoli, sentendoli nel
loro svolgersi, le resistenze, la circolazione di energie e l’impulso alla
apertura e alla leggerezza nel corpo e nella mente.
Con le parole possiamo solo dire che gli esercizi
fisici ci aiutano a contattare il complesso e sofisticato organismo che siamo.
L’essere umano ha bisogno fin dalla nascita di aria,
di spazio, con la pratica capiamo quanto sia deleterio e autolesionistico il
rinchiudersi in qualunque tipo di concettualizzazione o di abitudine fissa che
hanno sempre il loro corrispettivo nell’indurimento del corpo.
Impariamo ad apprezzare l’aria e l’aperto, il
mantenere i piedi per terra senza incatenarci alla terra, guardiamo da diversi
punti di vista e impariamo a dialogare con il movimento.
Esercitandoci non vogliamo tanto entrare in forme che magari
ci appaiono belle, eleganti, suggestive, quanto stare nel flusso del
cambiamento, e provare “come è”, “cosa si sente”, lasciando andare con una
espirazione l’attaccamento a questo o a quello, ci muoviamo dall’acquisitivo e
dall’avverso alla accettazione così com’è del momento presente.