sabato 17 gennaio 2015

Quando rimaniamo bloccati in modelli abituali







Spesso nonostante le nostre migliori intenzioni -si potrebbe dire: benché le nostre intenzioni siano sincere e nascano dal cuore- non riusciamo a vedere con chiarezza che siamo prigionieri dentro modelli di comportamento abituali che creano sofferenza, sempre a noi stessi, spesso ad altri.

Sentiamo il disagio ma non sappiamo come uscirne.

Continuiamo ad andare avanti e indietro.

E continuiamo magari a dirci e a dire che tutto si sistemerebbe se solo il tale o il talaltro si comportassero in un altro modo.

Allora può essere preziosa la presenza di un amico spirituale che “ci vede” così come siamo, e che senza supponenza e senza complimenti ci “fa vedere” che occorre qualche passo “fuori”, ci indica la direzione per uscire dalla situazione bloccata -e quasi immancabilmente il dito è puntato in direzione del non attaccamento.
 
La pratica meditativa, perseguita con sincerità e con perseveranza ci porta al momento in cui le nostre resistenze al cambiamento si manifestano in tutta la loro portata, e in cui inevitabilmente sentiamo l’assenza di terreno sotto i piedi.

E’ il “momento potente”, il “momento della verità”, in cui tocchiamo quella “identità che  -come dice John Garrie- invariabilmente si ritrova in ciascuno, al centro dell’essere, una identità potentemente condizionata e protetta da abitudini, precedenti e familiarità”.

Da questo momento può prendere vigore un dinamismo che porta a non temere la mancanza di sicurezza e di terreno sotto i piedi, perché è sostenuto dalla energia della fiducia e dal desiderio di liberazione.




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