sabato 24 gennaio 2015

Quel che resta del giorno





Dopo la morte di Lord Darlington, Mr Stevens, suo maggiordomo per trentacinque anni, viene acquistato, per così dire, insieme a  Darlington Hall, “una autentica, importante, antica dimora inglese”, di cui è considerato un “autentico” elemento costitutivo, da Mr Farraday, un signore americano. Questi, in procinto di recarsi negli Stati Uniti per “condurre a termine diverse faccende” prima del trasferimento in Inghilterra, invita il maggiordomo a prendersi “un po’ di riposo”, “a visitare questo vostro meraviglioso paese”, gli mette a disposizione la sua Ford, e si offre di pagare la benzina per il viaggio. 

Mr Stevens accetta il consiglio di allontanarsi “per alcuni giorni” da Darlington Hall, ma dopo qualche resistenza dovendola lasciare disabitata “forse per la prima volta dal giorno in cui fu costruita”, e intraprende quella che significativamente chiama, con una parola piuttosto adatta a una direzione finora inesplorata, “la spedizione”, giustificandola ai propri occhi con finalità di carattere professionale, quale la messa a punto di un piano di lavoro e di riorganizzazione del personale.

In tale prospettiva si ripropone di visitare Miss Kenton, già governante della casa, dalla professionalità e dedizione esemplari, il cui matrimonio è forse in crisi e che ha lasciato trasparire in una lettera un sentimento di nostalgia e forse la disponibilità a ritornare a Darlington Hall.

Nell’ultima tappa di questa sua spedizione oltre i confini della grande tenuta a cui appartiene, che lo porta per la prima volta attraverso la grande campagna inglese e attraverso certi ricordi del passato che suscitano dubbi sulle sue scelte di vita, Mr Stevens incontra Miss Kenton. Ella gli confida  (e “In verità -perché non dovrei ammetterlo?- in quel momento mi si stava spezzando il cuore” ci dice Mr Stevens) che, sì, ci sono stati dei momenti in cui si è domandata che tipo di vita avrebbe potuto avere con lui, ma anche di essersi poi resa conto che il suo posto è accanto al marito, non si può più mettere indietro l’orologio, né “stare perennemente a pensare a quel che avrebbe potuto essere”.

Alla vigilia del viaggio di ritorno, Mr Stevens si imbatte, nell’ora che precede il tramonto sul molo di Weymouth, sulla costa occidentale dell’isola, in un pensionato che era stato solo il domestico di una casa molto piccola, e che non si è certo formato nel suo stesso ideale di “grandezza”, fatto di riserbo, di “controllo emotivo” , e di “dignità”: per cui non si mette mai “da parte la figura professionale per lasciare emergere la dimensione privata”.

Il pensionato, un tipo allegro e cordiale, dalla panchina su cui siede declama a voce alta: “L’aria di mare fa proprio bene…” e Mr Stevens forse facilitato da un certo senso di colleganza professionale, sentendo però di poter essere accettato così com’è, gli apre con sincerità e semplicità il cuore, oppresso specialmente dopo il chiarimento con Miss Kenton da sensazioni di sfinimento e demoralizzazione: “..ho dato a Lord Darlington il meglio di me. Gli ho dato tutto quanto avevo da dare, e adesso -ebbene- adesso mi accorgo che non mi è rimasto molto altro da dare.”

“Dovete essere stato molto attaccato a questo Lord comesichiama. E avete detto che sono tre anni che è deceduto?” lo interpella volentieri il pensionato.

“Lord Darlington non era una cattiva persona. Non lo era affatto. E almeno ha avuto il privilegio di poter dire, alla fine della propria vita, di aver commesso i propri errori. Sua signoria è stato un uomo coraggioso. Ha scelto un certo percorso, nella sua vita, che si è rivelato un percorso sbagliato; ma era quello che aveva scelto, così almeno può dire. Perché io, invece, non posso nemmeno asserire questo. Vedete, io mi sono fidato. Mi sono fidato della saggezza di sua signoria. Tutti gli anni nei quali sono stato al suo servizio, ho creduto davvero di fare qualcosa di utile. Non posso nemmeno affermare di aver commesso i miei propri errori. E davvero -uno deve chiedersi- quale dignità vi è mai in questo?”

“Stà a sentire, amico mio -ribatte il meno illustre collega- io non sono molto sicuro di capire fino in fondo quello che dici. Ma se mi chiedi che cosa ne penso, ti dirò che il tuo atteggiamento è tutto sbagliato, capisci? Smettila di guardarti indietro continuamente, altrimenti non puoi far altro che essere depresso.” E aggiunge: “Bisogna essere felici. La sera è la parte più bella della giornata. Hai concluso una giornata di lavoro e adesso puoi sederti ed essere felice. Ecco come la vedo io.”

Dopo che il suo compagno si è allontanato Mr Stevens riprende la riflessione: “..forse allora vi è del buono nel consiglio secondo il quale io dovrei smettere di ripensare tanto al passato, dovrei assumere un punto di vista più positivo e cercare di trarre il meglio da quel che rimane della mia giornata. Dopotutto che cosa mai c’è da guadagnare nel guardarsi continuamente alle spalle e a prendercela con noi stessi se le nostre vite non sono state proprio quelle che avremmo desiderato? La dura realtà è certamente il fatto che per quelli come voi ed io, vi è ben poca scelta che porre in definitiva, il nostro destino, nelle mani di quei grandi gentiluomini che sono al centro del mondo, i quali impiegano i nostri servizi. Che ragione c’è di preoccuparci troppo circa quello che avremmo o non avremmo potuto fare per controllare il corso che la nostra vita ha preso? Di certo è sufficiente che quelli come voi e come me almeno tentiamo di offrire il nostro piccolo contributo in favore di qualcosa di vero e di degno. E se alcuni di noi sono pronti a sacrificare molto, nella propria vita, al fine di perseguire tali aspirazioni, ciò sicuramente rappresenta in sé, quali che siano i risultati che ne derivano, motivo di orgoglio e di felicità.”

E, impressionato da come le persone a passeggio sul molo conversino, ridano, e dal calore umano che si crea nella “aspettativa della serata che li attende”, immagina che esso possa avere a che fare con lo scambiarsi battute scherzose e decide di dedicarsi con rinnovato impegno a potenziare la propria capacità di pronunciarne, per essere in grado di fare “una piacevole sorpresa” a Mr Farraday.

 “Quel che resta del giorno”,1989, è un romanzo scritto da Kazuo Ishiguro, da cui è stato tratto per la regia di James Ivory, con Emma Thompson e Anthony Hopkins, un film che ne porta il titolo ma in qualche modo lo tradisce, ignorando l’incontro sul molo tra le due persone di servizio. Mr Stevens il grande maggiordomo di Darlington Hall, e l’anonimo domestico-maestro, dai modi franchi e diretti, che gli ha offerto perché possa asciugarsi le lacrime, il suo fazzoletto - “con cui mi sono soffiato il naso stamattina una sola volta”-, e aggiunto qualche indicazione per “che cosa fare di quel che resta del giorno”.




Nessun commento:

Posta un commento