Miti di tutto il mondo dicono di uomini e donne
in cerca dell’elisir che protegga dalla sofferenza. La risposta del buddhismo è
la consapevolezza. Come funziona la consapevolezza? Lasciatemi illustrare con
una storia che divenne la base per il film del 1988 “Gorilla nella nebbia”. Il
film racconta di Dian Fossey, una coraggiosa biologa ricercatrice sul campo che
riuscì a farsi amica una tribù di gorilla. Fossey era andata in Africa sulle
orme del suo mentore George Shaller, un famoso biologo dei primati che era
ritornato dalla foresta con informazioni sulla vita dei gorilla più profonde e
cogenti di qualsiasi altro scienziato prima di lui. Quando i suoi colleghi gli domandarono
come era riuscito ad apprendere dettagli così rimarchevoli circa la struttura
tribale, la vita familiare e le abitudini dei gorilla, egli l’attribuì a una
semplice cosa: non portava con sé un fucile.
Precedenti generazioni di biologi erano entrati
nel territorio di questi grandi animali presupponendo che fossero pericolosi. Così
gli scienziati venivano con uno spirito aggressivo, con grandi fucili in mano. I
gorilla potevano sentire il pericolo intorno a questi uomini con i fucili spianati e se ne tenevano a lunga distanza. Al contrario, Shaller -e più tardi la
sua studentessa Dian Fossey- entrarono nel loro territorio senza armi. Dovevano
muoversi lentamente, con gentilezza, e soprattutto con rispetto nei confronti
di queste creature. E, col tempo, sentendo la benevolenza di questi umani, i
gorilla gli permisero di venire proprio in mezzo a loro e imparare i loro modi.
Sedendo immobile, ora dopo ora, con sollecita,
paziente attenzione, Fossey finalmente capì quello che vedeva. Come spiegò il
saggio afro-americano George Washington Carver: “Qualunque cosa rilascerà i
suoi segreti se l’ami abbastanza.”
Jack Kornfield