martedì 26 dicembre 2017

La tua candela si è spenta, fratello






Achaan Chah, uno dei più noti tra i maestri della tradizione della foresta, in Thailandia, ha detto: “La rabbia è facile da vedere, e l’avidità è più sottile, ma la delusione è la più difficile. Tutti gli stati mentali che l’accompagnano offuscano e confondono. Basatevi sulla vostra esperienza, non su pensieri confusi. Imparate la differenza.”
E' vero: quando brancoliamo e ci muoviamo a tentoni, i nostri passi, gesti e pensieri parlano della delusione e della confusione in cui siamo persi.

Una storia zen mi ricorda che solo mantenendo accesa la luce della nostra esperienza possiamo evitare di essere travolti via, ma non è cosa facile.

Nei tempi remoti, in Giappone, si usavano lanterne di carta e di bambù, con le candele dentro. Una notte, a un cieco che era andato a trovarlo, un tale offrì una lanterna da portarsi a casa.
«A me non serve una lanterna» disse il cieco. «Buio o luce sono per me la stessa cosa». «Lo so che per trovare la strada a te non serve una lanterna,» rispose l’altro «ma se non l’hai, qualcuno può venirti addosso. Perciò devi prenderla».
Il cieco se ne andò con la lanterna, ma non era andato molto lontano quando si sentì urtare con violenza. «Guarda dove vai!» esclamò il cieco allo sconosciuto. «Non vedi questa lanterna?».
«La tua candela si è spenta, fratello» rispose lo sconosciuto.
da 101 storie zen, a cura di Nyogen Senzaki e Paul Reps, Adelphi

Dovremmo riuscire a fare attenzione a tutte le volte in cui la nostra candela si è spenta ma noi siamo spesso saldamente radicati nella convinzione che siano gli altri a non vederci, a non vedere la nostra lanterna che non manda più luce. e continuiamo imperterriti a brancolare nel buio.





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