Racconta Shundo Aoyama che un
uomo facoltoso che era venuto a rendere visita al maestro Fugai (1779-1847),
monaco zen e calligrafo, nel suo tempio in rovina di Osaka, si stava lagnando
dei suoi problemi. Proprio allora un tafano volò dentro la stanza e cominciò a scagliarsi contro la finestra, ancora e ancora. Fugai era tutto intento a
osservare il tafano, apparentemente non ascoltando il suo visitatore.
L’impaziente
uomo facoltoso disse con pesante ironia: “Sembra che a lei piacciano molto i
tafani.”
A
questo Fugai replicò: “Chiedo scusa. Il povero tafano è in un gran guaio.
Questo tempio è noto per il suo stato rovinoso. Nonostante possa volar via
all’aperto attraverso un buco quasi ovunque, questo tafano continua a lanciarsi
sempre contro lo stesso punto, convinto che sia lì l’unica possibile uscita. Se
continua così, morirà. Ma non è solo il tafano a dover essere commiserato.”
Il maestro Shunryu Suzuki
diceva: “In reflecting on our problems we should include ourselves.”
Ma
se come il tafano siamo convinti che esista un solo punto per uscire fuori, se
abbiamo un solo punto di vista, e riflettendo sui nostri problemi escludiamo la
nostra mente e dove essa ci porta, allora faremo come il tafano e come il tafano rischieremo di morire.