venerdì 29 agosto 2014

Un insegnamento di Achaan Chah






Così procede il sentiero:
primo, dobbiamo essere retti e onesti
secondo, non avere fiducia nell'agire male
terzo, avere un cuore intriso di umiltà.









venerdì 22 agosto 2014

Ego-centratezza





 
Usciamo di casa e vediamo tutto e tutti come oggetti disposti intorno a noi o ai nostri piedi.

Ma non ce ne rendiamo conto. Ci pensiamo liberi di vedere mentre siamo prigionieri dell’abitudine a vederci, come singoli e come genere umano, al centro del mondo.

Non c’è da stupirsi se quando stiamo male o giù di morale il resto del mondo non esiste più, e ci scopriamo isolati e miserabili.

D’altra parte molti di quegli altri uomini che noi vediamo come oggetti, ci vedono come oggetti, proprio come noi vediamo loro.

Ma non è così, siamo in relazione, con gli altri esseri e con il pianeta, siamo esseri planetari.

Come umani ci siamo costruiti una prospettiva di centralità assoluta che è una struttura che ci corazza e ci inganna.


giovedì 14 agosto 2014

Pioggia, neve e luna





Ogni giorno i sacerdoti

esaminano minuziosamente la Legge

e cantano senza fine complicati sutra.

Prima di questo, dovrebbero imparare

a leggere le lettere d’amore inviate da vento

pioggia neve e dalla luna.

di Ikkyu (1394-1481), dalla Antologia di Nuvola Pazza

 



E i primi sacerdoti siamo noi stessi con i nostri registri costellati di note, di materiali e di rendiconti del dare e dell’avere, con sempre l’avere in disavanzo attivo sul dare, e sempre presi dal pensiero dei nostri canoni e dal cantare senza fine i nostri sutra che si complicano e si ingarbugliano vieppiù nel tempo..

Ma prima di cantare e di sventagliare sugli altri e sul mondo i nostri garbugli e le nostre complicazioni possiamo prestare ascolto a Ikkyu: imparare a leggere le miriadi di lettere d’amore che nascono nell’aria..






venerdì 8 agosto 2014

Lettera per John





A volte, nel mezzo delle ordinarie attività della vita quotidiana, ricordo il mio maestro di zen, John Garrie. E lo ricordo, più che per i discorsi, per quelle informali osservazioni e i richiami che stanno a indicarmi che in ogni momento ho qualche possibilità di riflessione e di scelta sul cammino. Se lasciarmi incantare, o angosciare, dal canto delle sirene oppure accogliere la realtà così com'è, anche l'ansia l'incertezza il disagio, accettare senza trattenere, e comprendere. Posso sempre in qualche misura cambiare l'energia mia e dell'ambiente in cui entro e posso prestare attenzione a questi cambiamenti.

Talvolta mi ritrovo al fianco John che mi dice: “I see you want to play it safe”. Oppure: “Now you become negative, again”.

Queste frasi mi toccano profondamente, mi riportano al clima di sollecitudine affettuosa e non giudicante di John, e nel raggio di un contatto che è stato e che è ancora vitale.

Il “vuoi andare sul sicuro”, come il “diventi di nuovo negativo”, mi mettono di fronte al fatto che la pratica di consapevolezza è un esercizio di attenzione e di benevolenza, diretta in primo luogo a noi stessi, riguardo all’uso che immaginiamo e che facciamo delle nostre energie e delle nostre possibilità.

Vedendo la nostra cocciuta propensione a ricadere nelle vecchie abitudini i maestri ci richiamano a non dare per scontato che le cose debbano andare sempre nello stesso modo, e a non guardarle come se non possano che prendere la stessa e ben nota piega.  

Ci risvegliano a non subire gli eventi, a non cadere in una improduttiva e autolesionistica reattività. A trovare il modo per essere presenti alla nostra vita accogliendola. A “non cercare la liberazione in quello che vedi ma in come lo guardi.” E a capire il valore liberatorio del momento in cui si può invertire una tendenza e un carattere.
 


John Garrie rievocava così il suo primo incontro con il maestro H.Saddhatissa: “irradiò buon umore e gentilezza a beneficio di tutti i presenti, a dimostrazione di quello che è l’aspetto principale dell’insegnamento buddhista, molto al di là di quanto possono dire le sole parole” e concludeva il ricordo con una espressione che so di poter riferire a lui stesso: “il Buddhadhamma vive nelle sue azioni, parole e atmosfera di amorevole gentilezza.”


 

venerdì 1 agosto 2014

E, pur in fior, la tase





“No posso dame pase
al pensamento
che la tera fiurisse ogni momento
e, pur in fior, la tase”.

“Non posso darmi pace -dice Biagio Marin- al pensiero che la terra fiorisca ogni momento e, pur in fiore, resti silenziosa”.

 
Così risuona il quasi-haiku del poeta gradese, ispirato d/alla fioritura della terra che è continua eppure silenziosa e che incanta per il senso di mistero che effonde.

Nel silenzio sbocciano i fiori, senza preavviso e senza proclami. Ogni fioritura richiede il silenzio, e la fiducia, la consapevolezza, l'energia, la lucidità, ogni fioritura, anche la più piccola, esige talvolta un cambiamento totale, che ci porta a quella accettazione delle cose così come sono che dona libertà e apertura.