Usciamo
di casa e vediamo tutto e tutti come oggetti disposti intorno a noi o ai nostri
piedi.
Ma
non ce ne rendiamo conto. Ci pensiamo liberi di vedere mentre siamo prigionieri
dell’abitudine a vederci, come singoli e come genere umano, al centro del
mondo.
Non
c’è da stupirsi se quando stiamo male o giù di morale il resto del mondo non
esiste più, e ci scopriamo isolati e miserabili.
D’altra
parte molti di quegli altri uomini che noi vediamo come oggetti, ci vedono come
oggetti, proprio come noi vediamo loro.
Ma
non è così, siamo in relazione, con gli altri esseri e con il pianeta, siamo
esseri planetari.
Come
umani ci siamo costruiti una prospettiva di centralità assoluta che è una
struttura che ci corazza e ci inganna.
Nell'era dell comunicazione, i mezzi tecnologici della comunicazione, possono probabilmente facilitare la conoscenza e connessione, fra i vari "IO" sparsi nel pianeta.
RispondiElimina...come un'onda che non è mai separata dall'oceano
RispondiElimina"L'io come entità autonoma non è mai esistito! Non è che un' onda nell'oceano: quando l'onda si alza, ergendosi fino al cielo, crede di poter affermare "Io sono", ma nel frattempo l'oceano ride fragorosamente, perché sa benissimo che quel onda è impazzita, e presto sparirà di nuovo nelle sue acque. Anche nel momento in cui esiste, l'onda non è mai qualcosa di distinto dall'oceano: non può esserne separata!
Riesci forse ad esistere, anche per un singolo istante, senza l'universo che ti circonda? Nenache per un minuto!
E allora chi sei? Cosa sei?"
di Osho da "La creazione del presente"
Come lo sono le onde di Hokusai ed i mari di Hiroshige.
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