Quando
mio figlio, adolescente e desideroso di fare le sue esperienze in prima persona
e mettersi alla prova, me ne racconta qualcuna, mi rendo conto che il primo
ostacolo alla comunicazione è per me il non essere presente, qui e ora,
nell’ascolto e nella partecipazione ma essere d’istinto trasportato nel futuro.
Lo
ascolto e debbo stare attento a non precorrere il racconto e l’esperienza,
trascinato come sono in avanti e indietro dall’ansia che essa possa
rappresentare un pericolo per la sua vita e la sua sicurezza.
Quando
ascolto mio figlio devo innanzitutto vivere il presente, con calma e con
pazienza.
Migliaia
di cose che permettono di infervorarsi non sono scontate o garantite e non lo
saranno mai per quanta enfasi e pathos io possa mettere nelle mie spiegazioni e
perorazioni. Non saranno esse a darmi il controllo del futuro e la sicurezza
che tutto andrà nella maniera più soddisfacente e priva di sofferenza.
Devo
fare spazio nel momento così com’è usando tranquillità e tenerezza, ed essere
incoraggiante, invece di minaccioso e terrorizzato.
Avendo
visto che nella mia mente c’è paura e ansia, imparo a lasciarle andare e a non identificarmi
con modelli non salutari e così scopro, come insegna Jack Kornfield, un livello
più profondo di liberazione.