mercoledì 6 marzo 2013

Lettera del serpente

Talvolta la rabbia mi prende e mi porta via. Oppure, per sfuggirle mi annullo.

Mi ha aiutato la storia del serpente, in particolare quella frase del Buddha: "Io ti ho detto di non uccidere, ma non di lasciarti fare a pezzi senza neanche mostrare i denti!" Proprio perchè è il contrario di un invito all'inazione, o al prendere alla lettera le indicazioni di qualcun altro. Secondo me è un'esortazione a "liberarci dal conosciuto", dalle nostre ossessioni e dalle credenze che ci rendono impotenti.

Oggi finalmente ho risposto alle angherie di una persona che si diverte a perseguitarmi e a ferirmi. Non pensavo di riuscirci, e invece ce l'ho fatta, non mi sono lasciata prendere dalla rabbia che poi mi offusca la mente. A volte mi capita di non avere "mezze misure": o sono dominata dalla rabbia o sopprimo le mie emozioni e le mie energie.

Mi rendo conto che è una difesa, forse ho paura della reazione di chi mi sta di fronte, che sia una persona a me cara, o una persona che sto conoscendo, e per questo a volte penso di essere nel torto, di essere troppo intollerante o irruenta e mi lascio invadere dai sensi di colpa.

Troppo facilmente sono travolta dagli eventi, ho paura di reagire in maniera eccessiva o di starci male...
Rifletto sulle vie di fuga, che a volte intraprendo, poi ritorno a casa, al "centro"...

E' un fluire di sensazioni, percezioni, emozioni, a volte sento le vibrazioni negative che mi circondano e lascio che mi attraversino... Mi sveglio di notte sentendomene assalita... Mi dico che è così, queste sensazioni spariranno, lasceranno il posto ad altre, piacevoli, spiacevoli..
E' un continuo fluire..


2 commenti:

  1. Avere la possibilità di condividere su un blog stati mentali e relativi umori o anche solo un saluto mi fa sentire parte di un gruppo. Sono in ufficio e sto per andare a casa mi intrattengo ancora un pò per salutarvi e per concentrarmi sul momento. Quando riesco ad ascoltare con attenzione e non mi faccio distrarre dai pensieri mi accorgo che tutto è più semplice. Mi accorgo che il linguaggio è importante e non posso dare per scontato che chi mi ascolta capisca, come non sempre capisco chi parla. A volte pretendo di farmi capire senza spiegare, il mio atteggiamento o predisposizione al dialogo è mediato dal mio umore e se non ci metto attenzione è l'umore a parlare e quindi può essere la paura, l'orgoglio, l'invidia, il risentimento ecc ecc, così facendo ferisco e vengo ferito. Ma se sono attento e presente forse faccio meno danni.Posso sforzarmi di essere attento oppure scegliere di lasciarmi andare, a volte è importante ascoltare senza prepararsi a replicare, solo ascoltare. Ora vado a casa un abbraccio e serene 24 ore.

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  2. "Se adesso, per esempio, vi arrabbiate, potete seguire la rabbia. Potete crederle e continuare a riprodurre quell'emozione, oppure potete soffocare la rabbia e cercare di interromperla per paura o per avversione. Tuttavia, invece di comportarvi in uno dei due modi, potete pensare alla rabbia come a qualcosa che può essere osservato. Ora, se la rabbia fosse il nostro vero sè, non la potremmo osservare, ecco ciò che intendo per 'riflessione'. Che cos'è che può osservare e riflettere sulla sensazione della rabbia? Che cos'è che può esaminare e investigare la sensazione, il calore del corpo, o lo stato mentale? Quella che osserva e investiga è ciò che chiamiamo mente riflessiva. La mente umana è una mente riflessiva."
    da Achaan Sumedho, La mente e la via, Ubaldini 1997

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