Fratello
mio caro,
è
sempre in un intervallo di lavoro che ti scrivo, fatico come un vero ossesso,
provo più che mai un furore sordo di lavoro, e credo che questo contribuirà a
guarirmi. Forse mi succederà una cosa come quella di cui parla Delacroix: “Ho
trovato la pittura quando non avevo più né denti né fiato”, nel senso che la
mia triste malattia mi fa lavorare con un furore sordo, molto lentamente, ma
dal mattino alla sera senza interruzione; ed è questo probabilmente il segreto:
lavorare a lungo e lentamente. Che ne so, ma credo di avere in corso un paio di
tele non troppo male, prima di tutto il falciatore tra le spighe gialle e il
ritratto su fondo chiaro…
Lettera di
Vincent van Gogh al fratello Thèo, scritta nel settembre 1889 da Saint-Remy
Vorrei
scriverti molte cose ma ne sento l’inutilità […] per il mio lavoro io rischio
la vita e ho compromesso per metà la mia ragione…
Lettera di
Vincent mai spedita al fratello Thèo, ritrovatagli in tasca dopo la morte il 29
luglio 1890 a Auvers
da una città, mensile di interviste, n.211, marzo 2014
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