giovedì 1 maggio 2014

Lettere sul lavoro





Fratello mio caro,
è sempre in un intervallo di lavoro che ti scrivo, fatico come un vero ossesso, provo più che mai un furore sordo di lavoro, e credo che questo contribuirà a guarirmi. Forse mi succederà una cosa come quella di cui parla Delacroix: “Ho trovato la pittura quando non avevo più né denti né fiato”, nel senso che la mia triste malattia mi fa lavorare con un furore sordo, molto lentamente, ma dal mattino alla sera senza interruzione; ed è questo probabilmente il segreto: lavorare a lungo e lentamente. Che ne so, ma credo di avere in corso un paio di tele non troppo male, prima di tutto il falciatore tra le spighe gialle e il ritratto su fondo chiaro…
Lettera di Vincent van Gogh al fratello Thèo, scritta nel settembre 1889 da Saint-Remy


Vorrei scriverti molte cose ma ne sento l’inutilità […] per il mio lavoro io rischio la vita e ho compromesso per metà la mia ragione…
Lettera di Vincent mai spedita al fratello Thèo, ritrovatagli in tasca dopo la morte il 29 luglio 1890 a Auvers

da una città, mensile di interviste, n.211, marzo 2014



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