Ridere di noi
stessi, delle situazioni in cui ci siamo cacciati, ridere
delle nostre illusioni, ridere delle costruzioni intellettuali e degli stati
mentali in cui ci ingarbugliamo è molto salutare.
Un pomeriggio assolato
John, il giovane aiutante, mi aveva chiesto un pennello per dare della cera
liquida a una porta e mi seguiva verso il laboratorio dove andavo a cercarlo, il
mio sguardo cadde sulla carriola e gli chiesi di prenderla.
Fosse il caldo,
fosse la stanchezza, fosse una sensazione acuta di vulnerabilità, non era necessario approfondire le cause: in quel momento mi
ha colpito nella mia voce immediatamente e senza dubbi una inconfondibile nota di scontentezza.
Al sorgere della consapevolezza ha fatto seguito la pratica dello humour. Ho espirato e porgendo il
pennello ho detto: "La carriola è per riportare il pennello..."
Il ragazzo dopo
un attimo di perplessità è scoppiato a ridere e anche l'inizio di malumore è
sparito.
Cominciamo con
il ridere e il sorridere più spesso quando facciamo cose che ci piacciono e poi
allarghiamo la pratica anche alle circostanze più ostiche e
spiacevoli.
E’ essenziale
ridere e sorridere almeno tre volte al giorno e riconoscere in questo una buona
medicina e una ricchezza!
Talvolta lo humour, la risata, il sorriso, il respiro segnalano che siamo consapevoli del sorgere di un condizionamento e disponibili alla sua risoluzione.
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