Quali che siano le occasioni, da un rifiuto che ferisce la nostra
auto-stima a una malattia che ci fa sentire più fragili, possiamo scivolare in
una “posizione di ripiego” segnata da passività, pigrizia, sedentarietà, assuefazioni,
dipendenze, per non dire delle delusioni preventive, accompagnate dall’eterno
ritornello del “non ne vale la pena...”
Non deve stupirci che allora paure, supposizioni da “scenario peggiore”
e preoccupazioni croniche divengano presenze fisse del nostro orizzonte
mentale.
Probabilmente legittimano la posizione di ripiego, e sono parte integrante del modello che ne
emerge.
Quando abbiamo questo "insight" non ci resta che espirare e raddrizzare la schiena.
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