sabato 19 gennaio 2013

Il vocabolo "mio"




“Il senso del possesso deve in generale essere incoraggiato.
Gli esseri umani s’inventano continuamente pretese di proprietà che suonano ugualmente ridicole in cielo e nell’inferno, e noi [figli e funzionari di Satana, ndr] dobbiamo mantenerli su questa linea. (…)
Noi riusciamo a produrre questo senso del possesso non soltanto per mezzo dell’orgoglio, ma per mezzo della confusione.
Insegnamo loro a non far caso ai diversi significati del pronome possessivo –alle differenze sottilmente graduate che vanno dalle  “mie scarpe”, attraverso “il mio cane”, “il mio servo”, “mia moglie”, “mio padre”, “il mio padrone”, e “la mia patria”, fino al “mio Dio”.
Gli si può insegnare di ridurre tutti codesti significati a quello delle “mie scarpe”, al “mio” della proprietà.
Perfino nella stanza dei giochi si può insegnare al bambino di voler dire, quando dice “il mio orsacchiotto”, non quel caro oggetto sul quale egli immagina di riversare il suo affetto e con il quale sta in una relazione speciale ma “l’orso che posso fare a pezzi se ne ho voglia”.
E all’altro capo della scala, abbiamo insegnato agli uomini a dire “il mio Dio” in un senso non proprio molto diverso da “le mie scarpe”, cioè “il Dio sul quale ho dei diritti per i miei segnalati servizi e che io sfrutto dal pulpito – il Dio che mi sono accaparrato”.
E lo scherzo consiste nel fatto che per tutto il tempo il vocabolo “mio” in un senso possessivo completo non può essere applicato a nulla, da parte di un essere umano.”

C.S.Lewis, Le lettere di Berlicche, traduzione dall’inglese di Alberto Castelli, 1947, Mondadori  (2012, Oscar Mondadori)
A mezzo di queste lettere Berlicche“funzionario di Satana di grande esperienza istruisce un giovane diavolo apprendista, Malacoda, suo nipote, spiegandogli i mezzi e gli espedienti più idonei per conquistare e per dannare gli uomini.” Clive Staple Lewis (1898-1963) ha insegnato per oltre trent’anni a Oxford lingua e letteratura inglese, amico di J.R.R.Tolkien, è noto a molti come autore dei sette romanzi del ciclo “Le Cronache di Narnia”.
           

1 commento:

  1. Ciao a tutte/i, volevo ringraziare Michele per i post. Tutti offrono un serio momento di riflessione e a volte non è facile commentare se si riflette invece è molto più semplice se ci si lascia andare e si esprime quello che viene ovvero l'emozione o emotività che provoca la lettura anche quando si pensa di non capire. E'da un po' che volevo pubblicare una preghiera che ho conosciuto nei gruppi di "alcolisti anonimi" e che a me dà sollievo. Non so di chi sia o da dove provenga ma non fa niente.
    "Signore concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso e la saggezza di conoscerne la differenza." Un abbraccio. Maurizio

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