Ho da darti la
notizia che finalmente mi hanno fatto un contratto a tempo indeterminato, anche
se questo non mi ha dato la gioia che immaginavo prima. Comunque la mia
inclinazione alla distruzione non ha perso tempo e ieri mi ha provocato vari
problemi sul posto di lavoro, e ora aspetto di essere richiamata dall'ufficio.
Purtroppo non riesco a tenere a bada la mia ira quando è provocata, e ciò mi porta inevitabilmente dalla parte del torto anche se ho ragione.
Non riesco a "tenere aperto" uno spiraglio nei momenti in cui mi sento provocata, la mia aggressività si scarica in un nano secondo, non mi frega niente delle conseguenze amare che seguiranno. Poi mi ritrovo a chiedere sempre e ripetutamente scusa.
In poche parole sono io a distruggere le mie opportunità di crescita, anche professionale, e faccio tutto il possibile per oscurare le mie capacità.
Ma è dura tenere aperto, a volte si vorrebbe proprio chiudere la porta in faccia a tutto.
Purtroppo non riesco a tenere a bada la mia ira quando è provocata, e ciò mi porta inevitabilmente dalla parte del torto anche se ho ragione.
Non riesco a "tenere aperto" uno spiraglio nei momenti in cui mi sento provocata, la mia aggressività si scarica in un nano secondo, non mi frega niente delle conseguenze amare che seguiranno. Poi mi ritrovo a chiedere sempre e ripetutamente scusa.
In poche parole sono io a distruggere le mie opportunità di crescita, anche professionale, e faccio tutto il possibile per oscurare le mie capacità.
Ma è dura tenere aperto, a volte si vorrebbe proprio chiudere la porta in faccia a tutto.
Inclinazione alla distruzione: sembra essere così diffusa tra noi umani...
La collera
ci sorprende, ci afferra, veniamo inghiottiti all’istante dentro la
sua nuvola, prima di rendercene conto, e incredibilmente mentre ci stiamo, possiamo anche starci molto bene, ci sentiamo così vivi, veri, presenti!
Naturalmente
ci pentiamo, chiediamo scusa, ma quell'atmosfera così intensa e densa ci ricattura,
prima o poi.
Per
uscire dalla rabbia, lasciarla, dobbiamo desiderarlo per davvero. Se lo desideriamo davvero, allora le escogiteremo tutte,
cominciando magari con il liberarci da tutte quelle storie come la provocazione, le circostanze sfavorevoli, la sfortuna, torto e ragione,
che sono straordinariamente fuorvianti e immobilizzanti rispetto all'intenzione
della liberazione dallo stato tossico. Intenzione che è creativa e immediatamente
realizzatrice, è un seme buono piantato direttamente nel cuore. Allora: viene proprio dal cuore la
voglia di liberarsi dalla rabbia, questo veleno che ti annulla nella tua
individualità e nello stesso tempo ti fa sentire così in palla, così
identificato? La riflessione sull’esperienza diretta ti chiarirà che la rabbia è
quello stato in cui ti percepisci come superpotente proprio nel momento in cui
come singolo non esisti più, perché sei strafatto e fuso completamente
dentro quella cosa lì.
Usciamo
malconci e doloranti da questi episodi, eppure nonostante la sofferenza ci diciamo non posso farci niente, siamo rassegnati a soccombere
o a tirare a campare, così…
In altre
parole alla rabbia siamo attaccati, e andando alla deriva tra razionalizzazioni e
vittimismi, abbiamo rinunciato a liberarcene.
In tal caso,
prima o poi riemerge, con tutto quel che segue…
Da quando mi è successo lo spiacevole episodio sono depressa, perchè non
mi piaccio più in questa veste ribelle e ora lo sono ancora di più perchè ho
saputo poco fa che riceverò una lettera di richiamo alla quale devo rispondere
per iscritto.
Per ora sto piangendo e mi sento malissimo, perchè è come aver buttato al vento anni di duro lavoro e impegno in un sol colpo.
Non pensavo che questa cosa mi ferisse così tanto, mi pare di non poter uscire più da questo stato nero in cui mi trovo da tre giorni.
Per ora sto piangendo e mi sento malissimo, perchè è come aver buttato al vento anni di duro lavoro e impegno in un sol colpo.
Non pensavo che questa cosa mi ferisse così tanto, mi pare di non poter uscire più da questo stato nero in cui mi trovo da tre giorni.
In
realtà non so neanche cosa sia una lettera di richiamo, ho assistito a mille episodi simili di lettere
inviate agli altri, non avrei mai pensato che un giorno toccasse a me. Forse
non è così grave come ora la vedo, ma questa cosa sento che ha distrutto una
parte di me fiduciosa, mi sento fortemente in colpa (anche se sono stata
provocata e quel giorno c'è stata una concatenazione di eventi sfortunati che
hanno giocato contro di me), e sento che non posso assolvermi e che non valgo
un c… sul lavoro e altrove.
Spero che passi in fretta tutto questo, perchè alla fine le mie intenzioni non sono mai state altro che buone, e non mi merito questo.
Spero che passi in fretta tutto questo, perchè alla fine le mie intenzioni non sono mai state altro che buone, e non mi merito questo.
Una lettera di richiamo può essere è
un campanello, una sveglia, un invito all'attenzione a quello che pensi dici e fai, non è altro che questo al di là delle
formulazioni e del tono in cui viene confezionata...
Eccomi sul pc vediamo se ora riesco a postare, ho aggiornato il browser e qualcosa è cambiato. Di nuovo ciao a tutte/i. Credo che la rabbia sia generata dalla paura, mi prende all'improvviso e spesso sono io ad alimentarla con i miei viaggi mentali. Se la lascio fare prende il sopravvento e mi trasforma, quando se ne va mi lascia un senso di colpa che mi toglie attenzione e energie. Vivere con il senso di colpa e come essere sempre ricurvo su se stesso vivere al buio mentre è bello stare all'aria e alla luce del sole. un abbraccio Maurizio
RispondiElimina<>...
RispondiEliminami ero convinto, qualche tempo fa, di essere "uno che non si arrabbia mai", meglio: mi ero innamorato, ciecamente, all'idea di quanto fosse bello e giusto pensarsi come "uno che non si arrabbia mai". L'attaccamento a questa immagine era talmente forte e cieca che, quando poi mi accadeva davvero di arrabbiarmi, subito reagiva quella vocina nella testa con un "non è colpa tua! è colpa loro, sono loro che ti fanno arrabbiare, sono loro che sono sbagliati!".
Ma la sofferenza del non essere va a braccetto con la sofferenza dell'essere, così, in seguito, sono passato dalla negazione della rabbia alla rabbia per essersi arrabbiato, e la vocetta a raccontarsela come "ti sei arrabbiato! TU ti arrabbi! Non va bene, hai fallito...".
Ecco, la meditazione, in questo caso, mi ha insegnato a non reagire, a non farsi agire. La meditazione mi ha fatto vedere che si può, in quei momenti lì, restare ad osservare dove e come brucia la rabbia, e come, in un attimo, avvolge e acceca i pensieri. e allora, se la osservo, e comprendo perché è venuta fuori, mi sembra una cosa così piccola, e posso anche provare compassione per quel pensiero, e vedere che non è "è colpa loro", ma che è la reazione ad una mia paura, ad una mia debolezza, magari perché il mondo non è girato come volevo che girasse. E per uno che è portato ad analizzare e sezionare tutto, questa cosa non è poi così difficile da fare. Ma sicuramente proprio perché è prima di tutto una analisi razionale e non un movimento della mente-cuore, che non sempre mi riesce, e dopo aver reagito alla rabbia sono svuotato, spossato, con un gran mal di testa, e magari poi non so neanche bene perché sono arrabbiato, so solo che sono arrabbiato e che DEVO esserlo. Forse capire che, tra le tante cose, c'è anche la rabbia, è ancora lontano dall'accettarla, e ancora più lontano dal lasciarla andare.
Mi sembra che "vedere le cose per quello che sono" significhi proprio vedere cosa mettiamo in mezzo tra noi e le cose che accadono e ci accadono, e come ce lo mettiamo, quali filtri, pensieri, corazze, paure, abitudini...