Mi fermo a conversare con il merlo
fermo sulla sella d’edera arida
addosso al muro e al cancello
che cinge la villa in sommo
intrepido all’inverno.
Sotto il fitto nevischio dove
il piumaggio lo ripara con il becco
giallo taglia il silenzio o piuttosto
lo nutre e ammanta sotto l’ala.
Quanto la vita tua è lunga?-lo
interrogo
Dove ritorni alla tua casa?
Or’è
poco le persiane
erano
aperte il fervore dei lumi
riscaldava
il giardino e la strada
adesso
è muta la dimora
e
sbarrata. Dall’alto del cenobio
scende
l’oscurità un momento un altro
e
il mio amico è scomparso.
da Tieni aperto, di Michele Colafato, IL LABIRINTO
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