Il rimedio alla
solitudine e alla mestizia, il farmaco creato in proprio che cura e guarisce, il ritrovato alchemico che non presenta controindicazioni, ha due
componenti. Il primo è la generosità, il secondo è il
coraggio - poiché del resto la generosità è una forma di coraggio, di apertura
‘nonostante’ tutto, di disponibilità non necessariamente e non subito
contraccambiata, di fiducia verso un frutto che non è ancora maturo nè conosciuto, possiamo
dire che la generosità già contiene in sé una buona dose di coraggio.
Offrire quello
che si ha, quello che si può, quello che si è esperienziato direttamente, essere generosi di attenzione, di ascolto, di presenza,
di tempo, di sostegno, di contentezza, di buonumore, di collaborazione è essere in relazione. Ecco perché la prima forma di
generosità è la benevolenza amorevole per gli altri e per se stessi, non infierendo su di sé
con i sensi colpa e i rimpianti, che ci amareggiano e ci isolano e dividono dagli altri.
Se riflettiamo
sui nostri stessi timidi passi e stentate esperienze nell’ ‘altro’ mondo della generosità,
capiamo come questa pratica rappresenti una conversione rispetto a
condizionamenti e comportamenti che fin da piccoli abbiamo considerato, e tuttora consideriamo, ‘naturali’ e che sono una
delle cause determinanti del nostro isolamento: la tendenza a vedere tutto
attraverso il prisma del proprio ‘io’, per cui ‘naturalmente’ ci aspettiamo che
il ‘mio’ sia il centro del mondo, e che anche persone depresse, affaticate, afflitte o malate si mettano al servizio nostro, delle nostre aspettative e comodità, dai genitori ai parenti, figli, amici, maestri, studenti, conoscenti…
La generosità
ha la precedenza assoluta su altre medicine e palliativi, quali l’analisi riguardo alle
origini della solitudine che soffriamo, il cercare di svagarsi per non pensarci
troppo o anche la ricerca di compagnia -infatti la ricerca di compagnia che non
si accompagna alla generosità e al discernimento non può che essere ‘a
termine’, e il conforto che arreca è dipendente dalla presenza fisica di “altri”.
La generosità,
anche se inizialmente faticosa, ha un dinamismo che dà sollievo e
incoraggia nel cammino. Inoltre aiuta a non impantanarsi in quelle ricerche meramente intellettuali o concettuali che declinano spesso in circolo vizioso e senza buonuscita.